NAPOLI, 15 SET – Gli indagati nell'inchiesta sulla presunta estorsione al premier hanno ''sfruttato o inteso sfruttare la situazione di debolezza o difficolta' sia psicologica che mediatica in cui si trova Silvio Berlusconi a seguito delle accuse mosse dalla Procura di Milano''. Lo scrivono i pm di Napoli nel provvedimento con cui hanno respinto la richiesta del premier di essere interrogato come imputato in un procedimento connesso. Per i magistrati, inoltre, i reati contestati a Gianpaolo Tarantini e si suoi presunti complici ''non risultano funzionali a far conseguire a Berlusconi il prezzo e/o l'impunita' dei reati commessi a Milano, apparendo commessi esclusivamente al fine di fare conseguire agli indagati stessi un indebito profitto. Ne' invero allo stato e sulla base degli atti la prova dell'estorsione patita da Silvio Berlusconi influisce sulla prova di tali reati. Invero la prova della fondatezza o della infondatezza delle accuse mosse a Milano al presidente del Consiglio non deriva dalla prova della fondatezza delle accuse mosse ai coniugi Tarantini, a Lavitola e ad altri nel presente procedimento''.
