ROMA – Proscioglimento confermato in Cassazione per lo storico Nicola Tranfaglia, ex responsabile Cultura dell’Italia dei valori, finito sotto inchiesta per tentata estorsione e diffamazione a seguito di una denuncia presentata dall’ex leader dell’Idv Antonio Di Pietro.
La seconda sezione penale della Suprema Corte ha dichiarato inammissibile, condannando Di Pietro al pagamento delle spese processuali, il ricorso presentato dall’ex pm contro la sentenza del gup di Roma, che, il 10 maggio scorso, aveva pronunciato il “non luogo a procedere” nei confronti di Tranfaglia.
La vicenda risale al marzo 2011: Di Pietro denunciò Tranfaglia per tentata estorsione dopo che lo storico aveva sollecitato l’allora segretario affinché gli venisse restituito il rimborso spese dopo che era stato sollevato dall’incarico.
Tranfaglia spiegò le sue ragioni al Corriere della Sera : ”Senza nessuna spiegazione ha sospeso fino a tempo indeterminato il mio esiguo rimborso spese mensile, per improvvise difficoltà economiche”.
In ballo c’era il rimborso della Scuola nazionale di formazione fondata da Tranfaglia all’interno dell’Idv: “Di Pietro mi ha risposto che la cultura non era una priorità e che in quanto a strategia lui non aveva niente da imparare essendo l’unico insieme a Bossi, l’unico che stima in Parlamento, ad aver fondato un partito. Potete immaginare quello che ho pensato”.
Secca fu la risposta di Di Pietro che denunciò poi lo storico per tentativo di estorsione e di diffamazione: “Ho in questo telefono un sms del buon Nicola Tranfaglia, a cui voglio bene e a cui rinnovo stima e affetto. Fino all’altro ieri mi diceva ‘senti, rinnovami il contratto’ perché lui aveva un regolare contratto ‘perché altrimenti se non me lo rinnovi faccio un articolo in cui dico male di te’. Quando si scade al tentativo di ricatto, non si scende a compromessi. Pensa un po’ a 60 anni, dopo tutto quello che ho fatto, se mi faccio ricattare da Tranfaglia”.