Fino all’ultimo ha negato di avere il Covid ma quando le sue condizioni sono diventate più gravi e non riusciva più a respirare è andato in ospedale: è la storia del No Vax di Terracina. I medici gli hanno messo il casco dell’ossigeno ma, da convinto No Vax, se lo è strappato dicendo di non averne bisogno. I sanitari gli hanno pazientemente spiegato quello che rischiava e alla fine lo hanno convinto a rimetterlo. Ma non è bastato. E’ morto di Covid il 28enne di Terracina, non vaccinato. E il padre, 55 anni, anche lui non vaccinato, è attualmente ricoverato in gravi condizioni ed è intubato.
Un altro giovane morto all’indomani di una sua coetanea, anche lei No Vax, deceduta a Roma sempre per Covid dopo aver messo al mondo il suo bambino prematuro. Il 28enne era giunto al Pronto soccorso di Terracina il 16 gennaio scorso e gli era stata diagnosticata infezione SarsCov2 e insufficienza respiratoria grave. Il giorno successivo era stato trasferito all’ospedale Goretti di Latina nel reparto di Terapia Intensiva Covid, ma le sue condizioni si erano ulteriormente aggravate, fino ad arrivare al decesso.
“Quando il giovane, convinto No Vax, è arrivato all’ospedale di Terracina aveva già bisogno del casco, era in condizioni critiche – spiega la dg della Asl di Latina, Silvia Cavalli -. Se lo era strappato via ma i medici ci hanno parlato e lo hanno convinto a rimetterlo. Purtroppo quando i No Vax arrivano in ospedale non sono ai primi sintomi, arrivano già in gravi condizioni perché c’è la negazione della malattia. E’ fondamentale vaccinarsi e recarsi in ospedale ai primi sintomi senza aspettare troppo a lungo”, è il suo accorato appello. Un appello rivolto anche dall’assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D’Amato: “Il Covid colpisce duramente anche i giovani. E’ importante fare la vaccinazione, è troppo pericoloso”.
La giovane di 28 anni, deceduta nella notte tra il 20 e il 21 gennaio al Policlinico Umberto I di Roma, non era vaccinata. Era ricoverata dal 7 gennaio scorso quando è arrivata con una polmonite bilaterale covid. Durante la degenza, il 13 gennaio, è stato possibile farla partorire quando si è capito che le sue condizioni erano ormai disperate. Il bimbo, nato prematuro con un peso di 1,800 chili, è stato ricoverato in terapia Intensiva neonatale, e dopo una iniziale difficoltà respiratoria è ora in condizioni cliniche buone e non necessita di supporto ventilatorio. Durante le fasi della degenza si è tentato di tutto per salvare la vita della giovane, compresa la terapia intensiva in Ecmo (ossigenazione extracorporera).