TARANTO – Ilva. Bondi sconfessa il rapporto. “Si muore per tabacco e absesto”. Mentre l’iter parlamentare per accogliere il decreto legge attende il via libera della Camera (e mentre dall’Europa arrivano altre ingiunzioni a far chiarezza e rispettare le direttive) un’altra grana, tutta politica rischia di bloccare di nuovo la gestione del nuovo corso. Enrico Bondi, il commissario, ha negato di aver mai pronunciato le frasi che gli vengono contestate: a Taranto, in sintesi, si muore per i vizi privati e non per i veleni dell’impianto siderurgico. Il sindaco della città Ippazio Stefàno ha chiesto il suo allontanamento, il ministro dell’Ambiente Orlando ha convocato precipitosamente, il leader di Sel Vendola parla di “arretratezza culturale”.
Negando di aver indicato correlazioni tra inquinamento e tumori, il Commissario devia il tiro sul Rapporto dell’Arpa della quale ha messo in dubbio l’attendibilità dei dati scientifici proprio a proposito della supposta non incidenza dei veleni sull’incremento delle malattie tumorali. “I dati di mortalità per tumori nello studio Sentieri si riferiscono al periodo 2003-2009. L’incidenza e la mortalità per tumori riflette esposizioni che risalgono a un lontano passato. I tumori al polmone hanno una latenza di 30-40 anni, e riflettono, quindi, essenzialmente esposizioni dagli anni ’60 e ’70, o precedenti” scrivono i tecnici incaricati dal commissario straordinario dell’Ilva Enrico Bondi. I dati che fanno infuriare il fronte ambientalista sono raccolti in un giro di frasi contenuto nel rapporto:
A tal proposito è noto che a Taranto, città portuale, la disponibilità di sigarette era in passato più alto rispetto ad altre aree del Sud Italia, dove per ragioni economiche il fumo di sigaretta era ridotto fino agli anni ’70. Inoltre, tale eccesso era evidente a Taranto anche nei dati di mortalità negli anni Ottanta e Novanta, e non e’ quindi attribuibile a esposizioni recenti. […] L’unico tumore che è chiaramente in eccesso a Taranto è il mesotelioma pleurico La mortalità per tumore è elevata in città portuali e in generale in presenza di grandi impianti industriali in cui l’amianto è stato utilizzato nel passato. L’esposizione rilevante è quella avvenuta 30 o più anni prima dell’insorgenza della patologia. A Taranto la mortalità per alcuni tumori era già elevata negli anni Ottanta e Novanta per tre cause principali e ben note: il fumo, l’asbesto, causa del mesotelioma e presente in grandi quantità soprattutto nei cantieri navali, e la particolare condizione di zona deprivata.