TARANTO – ”L’altoforno 1 sarà spento entro la fine di novembre. E’ stato affidato l’incarico alla società Paul Wurth, che si occuperà anche del progetto per ricostruirlo”. Lo ha annunciato il direttore dello stabilimento Ilva di Taranto, Adolfo Buffo, aggiungendo di avere dato incarico alla società di preparare anche un programma per fermare l’altoforno 5, il più grande d’Europa. Così l’azienda risponde alla procura che sabato sera aveva comunicato un ultimatum di cinque giorni per lo spegnimento degli impianti e la cessazione delle emissioni inquinanti. L’altoforno 1 è il più vecchio dello stabilimento Ilva di Taranto e la sua fermata con relativo rifacimento era stata già programmata dall’azienda proprio per la vetustà dell’impianto.
Il programma messo a punto dai custodi giudiziari – e notificato all’azienda il 17 settembre scorso – prevede l’avvio immediato della fermata dell’Afo/1 e il suo completo rifacimento. Analoga previsione è contenuta nelle prescrizioni per l’altoforno 5. Per l’altoforno 3 si prevede la dismissione e la bonifica.
”Tutte le attività prescritte sono state realizzate e comunicate ai custodi giudiziari”, ha detto Buffo, che ha elencato una serie di interventi in corso e in programma. La Paul Wurth ha cominciato a raccogliere i disegni della struttura dell’altoforno, che venne costruito dai giapponesi della Nippon Steel. “Noi riteniamo di aver avviato le procedure di spegnimento di Afo 1 e Afo 5 – ha aggiunto – Poi bisogna intendersi su cosa significa avviare le procedure di spegnimento. Non spettano a me considerazioni che non siano di carattere tecnico”.
Buffo ha poi spiegato che l’Ilva ha consegnato periodicamente ai custodi le relazioni sullo stato di attuazione delle procedure di spegnimento. ”Dal 30 luglio il personale delle aree sequestrate – ha concluso il direttore – è a disposizione dei custodi per le operazioni prescritte”.
Sull’intervento della procura i pareri sono discordanti. Il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, considera irrealistica l’ipotesi di chiusura entro cinque giorni. “E’ impossibile spegnere tutto in cinque giorni – dice – perché si tratta di impianti molto complessi. Ciò che chiede la procura è l’avvio delle procedure di spegnimento. Il ministro ribadisce che l’Autorizzazione integrata ambientale (Aia) sarà pronta la prossima settimana. “Stiamo completando la dichiarazione dell’autorizzazione – osserva – e avremo già la prossima settimana i termini dell’Aia, che io renderò pubblici. Le prescrizioni che applicheremo a Taranto saranno le più severe che ci sono in Europa. Mi auguro che la Procura prenda atto delle misure scritte nell’autorizzazione”.
I sindacati sono in attesa di risposte soprattutto dall’azienda: nessuna manifestazione pubblica in questa fase perché sarebbe come protestare contro la magistratura. “Per ora non ci sarà nessuno sciopero perché farlo significherebbe scioperare e protestare contro la magistratura, quando invece la responsabilità di tutto quello che sta accadendo è una e una soltanto: dell’Ilva e del gruppo Riva”, ha affermato Donato Stefanelli, segretario della Fiom Cgil di Taranto. E aggiunge: “La fermata dell’altoforno 1 era già programmata dall’azienda. Perché non farla subito così come chiesto dai custodi giudiziari? Perché dal 26 luglio il presidente dell’Ilva Ferrante non ha dato un segnale concreto di cambiamento, continuando ad agire come se nulla fosse?”
Sul caso è intervenuto anche il governatore della Regione Puglia, Nichi Vendola, secondo il quale: “L’ilva ancora non ha fatto nulla e non ha ancora presentato nessuna carta credibile di ambientalizzazione. L’ilva sta facendo un gioco pericoloso: quello di lasciare o nelle mani della magistratura o nelle mani della politica il cerino acceso. L’ilva forse ha deciso di disimpegnarsi da taranto, ma non è possibile che un gruppo che ha riempito il proprio portafoglio di profitti ciclopici possa far morire una fabbrica che fa campare ventimila famiglie”.