Clini vs gip di Taranto: “A rischio il sistema”. Ilva: “Usurpazione di potere”

(Foto Lapresse)

TARANTO – Il ministro dell’Ambiente Corrado Clini se la prende con l’ordinanza del Gip di Taranto sull’Ilva: l’incertezza sui ruoli generata con la revoca a Bruno Ferrante, sostiene Clini, mette “a rischio l’intero sistema industriale italiano”. Parlando in Parlamento Clini ha detto che il governo ha intenzione di stabilire i ruoli della magistratura, e per questo si sta valutando un “possibile ricorso alla Consulta”. Intanto l’azienda ha presentato ricorso contro l’ordinanza di sequestro degli impianti definendola “usurpazione di poteri”.

Secondo il ministro l’area a caldo dell’Ilva non si può spegnere. ”Se si chiude l’impianto a caldo finisce l’Ilva. Ci vogliono 8 mesi per spegnere tutto, più altri mesi eventualmente per farlo ripartire. Nel frattempo il mercato dell’acciaio non aspetta. Si possono fare interventi progressivi, come nella manutenzione dei grandi impianti spegnendo parti dell’area a caldo ma continuando la produzione”.  Secondo Clini, tenere aperti gli impianti serve anche a garantire la bonifica ambientale: “Chiudere gli impianti vuol dire intanto iniziare una vertenza, fra azienda e magistratura ma anche con i lavoratori, che non si sa quando finirà. Inoltre verrebbe a mancare la spinta della produzione per stimolare gli interventi privati sul risanamento, e sicuramente non ci potra’ essere un intervento pubblico. Tenere aperta la produzione dell’Ilva vuol dire anche tenere aperto il risanamento ambientale”.

“Mi auguro, dice Clini, che la riunione che avremo il 17 agosto con le istituzioni, l’azienda e spero la magistratura, possa risolvere le problematiche rendendo più semplice la gestione successiva e la nostra attività. In Italia come in tutta Europa le autorità competenti in materia di protezione dell’ambiente e nel monitoraggio degli inquinanti sono identificate dalle leggi, oltre che dalle direttive. Nessuna legge attribuisce questo compito all’autorità giudiziaria. La situazione Ilva rischia di creare un’incertezza su questo punto che riguarda l’intero sistema industriale italiano e l’affidabilità nei confronti degli investimenti esteri. Non cerchiamo uno scontro, ma chiarezza di ruoli e competenze”.

Nel frattempo i due provvedimenti emessi dal gip di Taranto saranno anche esaminati dal ministero della Giustizia, a cui sono stati inviati dopo la richiesta del ministro Paola Severino.  I documenti saranno esaminati dagli uffici tecnici, poi valutati dal ministro Severino. Lo scopo è rilevare se nelle due ordinanze siano riscontrabili abnormità sanzionabili sotto il profilo disciplinare.

CPer quanto riguarda i rischi per la salute, Clini ha annunciato che l’Oms, l’organizzazione mondiale della Sanità, collaborerà al monitoraggio ambientale di Taranto. Lo ha affermato il ministro Clini durante un’audizione alla Camera. “Ho chiesto all’Oms di collaborare al controllo dell’inquinamento a Taranto e ho avuto la conferma dal presidente. I dati su Taranto sono contraddittori se confrontati con altre città italiane. Ci sono punti di grande esposizione, come il quartiere a ridosso dell’impianto, ma in altre zone l’inquinamento è paragonabile a quello di altre aree urbane. Anche nelle zone più esposte ora l’inquinamento maggiore è da ossidi di ferro, meno pericolosi, mentre il benzopirene è presente solo nei giorni ventosi. Dobbiamo capire quali sono i bersagli da colpire e per questo abbiamo chiesto la collaborazione dell’Oms”.

Lo stesso Bruno Ferrante vuole tornare ad essere di fatto il presidente dell’Ilva: per questo ha chiesto l’annullamento dell‘ordinanza del gip, che ha nominato custode giudiziario Mario Tagarelli.

Ferrante, insieme al suo avvocato ha depositato due appelli al tribunale del Riesame di Taranto contro le ordinanze del gip Patrizia Todisco, che sabato 11 agosto ha ordinato lo stop dei sei reparti a caldo dello stabilimento sotto sequestro e ha revocato Ferrante dall’incarico di custode giudiziario delle aree.

Secondo gli avvocati dell’Ilva, solo il Tribunale del Riesame, e non il gip di Taranto, poteva decidere sul futuro degli stabilimenti. E proprio il Riesame aveva confermato il sequestro degli impianti ma aveva consentito l’utilizzo per eliminare ”situazioni di pericolo” e l’avvio di un monitoraggio in continuo.

Si dice ottimista sull’esito della vicenda il governatore della Regione Puglia Nichi Vendola, che in un’intervista a Repubblica prevede che “Nelle prossime ore la situazione potrebbe anche sbloccarsi”. Secondo Vendola ”chi ha letto l’ordinanza sa che lì dentro c’è la soluzione, il percorso da compiere per evitare la chiusura, ambientalizzando finalmente la fabbrica. Negli incontri con Ilva e sindacati si è scelta una strada diversa da Roma” e l’azienda ”a ore” è pronta a ”presentare atti concreti e impegnativi che assomigliano molto a un cronoprogramma per la fabbrica di chi ha disposto il sequestro dell’area a caldo, cioè la Procura. Le risposte sono state incoraggianti”.

Secondo il governatore della Puglia ”I magistrati hanno sorpreso qualcuno con la pistola e il colpo in canna. Le buone intenzioni non bastano, Il proiettile va tolto dalla pistola. E solo i giudici possono certificarlo. Quel che deve fare l’azienda è un gesto forte di stacco definitivo col passato, rompere la spirale fabbrica-malattia”.

Secondo Vendola non possono essere utili a nessuno e sono certamente controproducenti gli scontri fra politica e magistratura sull’Ilva. ”L’Ilva, dice Vendola, deve andare davanti al magistrato e togliere il ‘proiettile’ dalla canna della pistola, il suo deve essere un atto di disarmo. Io penso che abbandonare l’acciaio sarebbe una sconfitta, bisogna mettere in equilibrio il lavoro e la salute. Nelle carte dei magistrati c’è il percorso. L’ambientalizzazione della fabbrica può essere fatta solo ad impianti accesi, se si spegne un’acciaieria vuol dire la morte della fabbrica”.

Vendola ricorda come ”la Puglia abbia messo in campo un bombardamento di leggi d’avanguardia, tutti gli stabilimenti devono abbattere la diossina, abbiamo fatto una legge regionale perché non c’è una legge Nazionale per l’abbattimento della diossina. L’Ilva rispettava i limiti e si è adeguata alla legge, ma l’Ilva è una metropoli che per 60 anni è stata un propagatore di veleni”, ricorda però, che ”prima immetteva 800 grammi di diossina l’anno oggi 3,4 grammi l’anno”.

Intano gli operai dell’Ilva aderenti alla Fim Cisl e Uilm Uil hanno deciso di scioperare anche martedì 14 agosto per due ore, dalle 10 alle 12. I lavoratori protestano contro il rischio di chiusura della fabbrica dopo la decisione del gip di Taranto. Alcuni operai hanno anche bloccato alcuni tratti della statale 7 Appia che collega Taranto a Brindisi.

Allo sciopero partecipano i lavoratori dei reparti Ril (riparazione locomezzi), Grf (gruppo recupero ferroso), Pzl (piazzali) ed Ene (energia). La Fiom Cgil si è dissociata dallo sciopero ritenendolo ”inutile ed irresponsabile” perché costituisce ”un attacco alle decisioni della magistratura”, e ha chiesto all’azienda di tenere un’assemblea per informare i lavoratori sullo stato della situazione.

Il ricorso dell’azienda. L’ordinanza con la quale il gip il 10 agosto ha imposto di fermare gli impianti sequestrati ”si sostanzia nell’ usurpazione dei poteri attribuiti ad altri organi” giurisdizionali, come Riesame e procura (”a cui spetta l’esecuzione del sequestro”). Lo scrive il presidente Ilva, Bruno Ferrante, in uno dei due appelli depositati.

Per il ricorso Ilva, l’ordinanza del 10 agosto è anche ”affetta dalle più radicali forme di abnormità”, ha un contenuto ”incompleto”, ”viola le procedure di esecuzione delle misure cautelari”. Con la seconda ordinanza, dell’11 agosto, il giudice Patrizia Todisco aveva revocato Ferrante dall’incarico (conferitogli dal tribunale del Riesame) di custode ed amministratore delle aree sequestrate. Proprio riferendosi all’ordinanza del 10 agosto, Ferrante e i legali dell’Ilva scrivono che il giudice Todisco ha compiuto una ”inamissibile prevaricazione di funzioni proprie di altri organi del magistero penale, in violazione del principale principio accusatorio, i cui riflessi economico-sociali non occorre ribadire”.

”Il dispositivo del tribunale del Riesame- è scritto nel ricorso – converte la cautela reale (sequestro senza facoltà d’uso, ndr) in sequestro con facoltà d’uso”.

Published by
Emiliano Condò