Imbarcati in una “crociera gay” chiedono 3000 euro di risarcimento. Ingannati o suscettibili?

Due signori di mezza età, una coppia, marito e moglie. Nella loro casa di Trevi raccolgono i “punti” di una promozione commerciale, aspettano, mettono insieme e alla fine totalizzano il premio: una crociera. Quindi telefonano alla Grimaldi, la compagnia di navigazione. E ottengono quel che vogliono, anzi non proprio. Il 19 settembre, così raccontano, si presentano all’imbarco a Civitavecchia, destinazione Barcellona. E partono. Ma c’è qualcosa che li sorprende: la crociera è “a tema” e il tema è quello gay. Feste e spettacoli tutte “gay” a bordo. La coppia si sente e vive giornate di imbarazzo. Tornati a casa ne parlano con un avvocato e fanno partire una richiesta di risarcimento: tremila euro.

Raccontano sempre i due signori, stavolta per bocca dell’avvocato che la Grimaldi non ha risposto in alcun modo. Quindi la notizia viene raccolta dal Corriere dell’Umbria e diventa pubblica. Adesso la Grimaldi qualcosa dovrà dire, forse anche per ridimensionare quello che la coppia di Trevi definisce “spiacevole equivoco”. E soprattutto per fornire a tutti una notizia di marketing, la curiosità è legittima: la Grimaldi organizza crociere per gay? O la coppia di Trevi ha scambiato una pagliuzza per una trave, dei semplici compagni di viaggio omosessuali per un club esclusivo?

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Mino Fuccillo