L’incubo per la magrebina – arrivata in Italia nel 2006 con un gommone dalla Libia, dove ha lasciato il figlio, allora di 4 anni – è il rimpatrio forzato in Tunisia, dove la famiglia – ha raccontato il Garante – l’aveva ripudiata per la gravidanza avvenuta senza matrimonio e un cognato, condannato per un omicidio maturato in ambienti dell’integralismo islamico, l’ avrebbe attesa con un coltello e avrebbe promesso di ucciderla se fosse tornata.
“Esiste il divieto di respingimento nei confronti di persone che, tornate in patria, possono subire persecuzioni. E qui ci sono fatti specifici”, ha sottolineato il Garante. Perciò da lunedì l’ avvocato Roberta Zerbinati, che ha accettato di difendere la magrebina, avvierà le procedure per due ricorsi: uno contro l’ espulsione e uno contro il diniego dell’asilo politico.