Immigrati in protesta coi caporali tra Napoli e Caserta: “Pagateci di più”

Hanno esposto cartelli con la scritta “Oggi non lavoro per meno di 50 euro”. Centinaia di lavoratori immigrati sono scesi in piazza nelle province di Napoli e di Caserta, occupando pacificamente le rotonde stradali dove ogni giorno vengono arruolati dai caporali: il luogo dove si svolge un mercato delle braccia che da mesi è sempre più al ribasso.

Dodici ore di lavoro nei campi o nelle imprese edili, ma anche in aziende che si aggiudicano importanti subappalti, per una paga che va dai 25 ai 30 euro. Ma non manca chi, per mansioni meno impegnative come quelle di facchino o giardiniere, percepisce appena 15 euro. Tra gli immigrati c’è il timore che di questo passo si debba andare a lavoro solo per portare a casa un panino.

Così la mattina dell’8 ottobre si sono ritrovati all’alba alle rotonde di Baia Verde, Afragola, Villa Literno, Casal di Principe, Giugliano, Qualiano, Pianura e Scampia ma quando sono passati i datori di lavoro e i “caporali” (che fanno la mediazione percependo del denaro) hanno detto no mostrando i cartelli.

A protestare sono stati innanzitutto ghanesi e nigeriani. “È stata una bella manifestazione – ha detto soddisfatto Alfonso De Vito, della rete antirazzista – perchè queste persone oggi hanno rinunciato ad un guadagno, ma innanzitutto perchè hanno avuto il coraggio di scendere in piazza, metterci la faccia e sfidare i caporali”.

Particolarmente significativo il presidio di Baia Verde, proprio nella piazzetta dove due anni fa al termine di un concerto per le vittime di Castel Volturno morì Miriam Makeba, mamma Africa, e che i ragazzi del Ghana e della Nigeria hanno voluto ricordare con particolare affetto.

Joseph, 39 anni, immigrato ghanese da nove in Italia, è uno dei tanti immigrati che questa mattina ha protestato. Fa di tutto: il bracciante in estate nei poderi della zona raccogliendo frutta e ortaggi per 12 ore al giorno, il manovale, il facchino ed il giardiniere ma il suo sogno è quello di non “essere più trattato come uno schiavo”: “Di certo se uno si adatta la fatica non manca ma pur lavorando 30 giorni al mese è difficile vivere con al massimo 900 euro”.

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Alberto Francavilla