In Italia per educare i figli il 53% dei genitori usa schiaffi e sculacciate

Una famiglia su quattro ricorre a schiaffi e sculacciate per educare i figli. E in situazioni limite ben il 53% dei genitori si affida alle punizioni fisiche. Eppure le “pene corporali” intese come metodo educativo, confermano gli psicologi dell’età evolutiva, sono sempre una sconfitta e per i genitori e per i figli.

I dati di uno studio presentato da Save the children parlano chiaro: sempre più punizioni fisiche e sempre meno dialogo e sgridate, soprattutto con i bambini più piccoli, con i quali la percentuale sale al 63, mentre con gli adolescenti scende al 40%. Ma genitori che si comportano così rischiano grosso, come ha messo in evidenza una recente sentenza della Cassazione: anche un solo schiaffo può essere reato.

Secondo lo studio di Save the children, realizzato in collaborazione con Ipsos, risulta che madri e padri vivono il loro ruolo educativo come un «continuo equilibrio tra la dimensione normativa, affettiva e punitiva e si ritengono meno severi rispetto ai propri genitori». Nel mix prevale l’affetto (37%), seguito dal dialogo (30%) e dalle regole (23%). Ultime le punizioni (10%): quelle considerate più efficaci sono l’imposizione di una restrizione (in media il 71% dei genitori), «sgridare i figli con decisione» (32%) e «costringerli a svolgere attività non gradite».

Da qui l’allarme dell’organizzazione che sottolinea quanto ancora in Italia la punizione corporale sia salda nella cultura dell’educazione dei bambini. Come del resto in altri duecento paese del mondo. Sono infati solo 24 gli Stati che hanno una legislazione che tutela i piccoli da questo tipo di violenza. «Chiediamo al ministro Carfagna una campagna di sensibilizzazione anti-schiaffo — dice Valerio Neri, direttore generale dell’organizzazione — per giungere al più presto a una legge che regoli la tutela dei minori che subiscono punizioni corporali in casa, così come in altri Paesi europei quali Svezia, Spagna e Portogallo». I ceffoni sono vietati anche in Norvegia, Cipro, Lettonia, Bulgaria, Germania, Romania e Grecia. E Save the children sa già che non cadrebbe nel vuoto la proposta sui metodi educativi non violenti, visto che sono favorevoli il 66% dei genitori.

La risposta del ministro Carfagna, non si è fatta attendere: «Possiamo ammettere con fierezza che la normativa italiana sulla tutela dei minori è all’avanguardia nel mondo, ma non basta». Per il ministro, nelle famiglie «va promosso il dialogo, l’ascolto e la comprensione reciproca, va condannata ogni forma di violenza».

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