ROMA – Era inciampato su un tombino malmesso ed era caduto. Il Comune è tenuto a risarcirlo, anche se ha presentato la testimonianza del fratello con un certo ritardo. Lo ha deciso la Cassazione ribaltando il giudizio d’appello che aveva negato all’uomo il diritto al risarcimento. Ne parla Marina Crisafi sul sito Studio Cataldi:
Il comune deve risarcire il soggetto che inciampa su un tombino, dovendo riconoscersi piena valenza probatoria alla testimonianza del fratello dello stesso, anche se non indicata subito. È quanto ha deciso la terza sezione civile della Cassazione, con la sentenza n. 14706/2016, depositata il 19 luglio scorso (qui sotto allegata) accogliendo il ricorso del danneggiato avverso la pronuncia della Corte d’Appello che aveva rigettato la domanda di risarcimento danni nei confronti del Comune, ritenendo non sufficientemente dimostrato il fatto della caduta sul tombino.
Continua Crisafi:
E d’altronde la prova testimoniale, si legge nella sentenza “anche nel caso in cui si tratti di un unico teste, mai necessita, per espletare la sua valenza, riscontri esterni a suo supporto, tranne nell’ipotesi in cui si tratti – e non è indubbiamente il caso in esame – di testimonianza de relato”. Da qui l’accoglimento del ricorso e la parola passa al giudice del rinvio che dovrà attenersi al seguente principio di diritto: “Qualora in atto introduttivo sia stata proposta istanza istruttoria di prova testimoniale senza indicare il nome del teste, e quest’ultimo tuttavia sia successivamente indicato entro i termini che il rito consente per il completo dispiegamento delle istanze istruttorie, tale legittima scelta dell’istante non può assumere alcun significato a lui sfavorevole ex art. 116 c.p.c.”.