Inchiesta Enav, Borgogni: “Non avevo nessun potere decisionale”

ROMA – Nessun potere decisionale, ma solo il compito di recepire ''richieste e segnalazioni di ogni genere'' che arrivavano da imprenditori, politici ed altri soggetti. Cosi' Lorenzo Borgogni, responsabile, dimissionario, delle pubbliche relazioni di Finmeccanica, ha descritto il suo ruolo all'interno del colosso di via Monte Grappa, nel lungo interrogatorio al quale e' stato sottoposto ieri dai pm Paolo Ielo, Giovanni Bombardieri e Rodolfo Sabelli, nell'ambito dell'inchiesta sugli appalti Enav.

Borgogni, indagato per concorso in illecito finanziamento dei partiti in relazione alla cessione della barca di Marco Milanese (Pdl) a Eurotec (pagata piu' del suo valore di mercato), ha respinto, in particolare, di essere uno degli artefici del meccanismo di sovrafatturazione, di creazioni di fondi neri e di finanziamento illecito dei politici attuato tramite gli appalti affidati, senza gara, dall'ente nazionale di assistenza al volo alla societa' Selex, della quale e' responsabile Marina Grossi, moglie del presidente di Finmeccanica, Pier Francesco Guarguaglini.

''Della vendita della barca di Milanese ho saputo a cose fatte'' ha dichiarato, in sostanza, ai pm. ''Sino al 2005, con la gestione di Prudente sono stato a conoscenza di fatti inerenti ad Enav – ha aggiunto – ma con l'arrivo di Guido Pugliesi, i rapporti non proprio idilliaci con quest'ultimo tale conoscenza e' venuta meno''.

Insomma un ruolo di intermediario, quello rivendicato da Borgogni, tra Finmeccanica e coloro che chiedevano di relazionarsi con il colosso. Quello di ieri e' stato solo un primo approccio di Borgogni con i magistrati di piazzale Clodio. Presto tornera' a sedersi di fronte a coloro che avevano sollecitato il suo arresto, poi negato dal gip Anna Maria Fattori.

E si tornera' a parlare non solo del suo presunto ruolo nel sistema occulto di finanziamento da parte di °Finmeccanica, ma anche del suo cospicuo ''tesoretto'' (quasi sei milioni di euro) custodito all'estero. ''Regalie di imprenditori – cosi' lo ha definito nel recente passato – subordinate ad operazioni andate in porto e non provento di attivita' illecite. Tanto che ho fatto ricorso allo scudo fiscale per far rientrare quei soldi in Italia''.

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luiss_vcontursi