Sono state smentite dai legali di Diego Anemone le indiscrezioni pubblicate dai giornali nella mattinata di venerdì 14 maggio secondo cui l’imprenditore avrebbe iniziato a rispondere agli avvocati.In un comunicato gli avvocati hanno spiegato che il loro cliente “non ha rilasciato dichiarazioni spontanee e, soprattutto, non ha ammesso nulla”.
Poche ore prima, invece, era invece diffusa la notizia di colloqui tra Anemone e i magistrari. Colloqui che avrebbero messo al centro della bufera c’è il generale Francesco Pittorru, che, qualche settimana prima aveva impostato la sua linea difensiva sostenendo di non aver ricevuto omaggi dall’imprenditore ma solo prestiti (per l’acquisto di due case) che avrebbe puntualmente restituito. Pittorru ha racconato di avere ben custodita nella sua casa in Sardegna una scrittura privata in grado di provare l’accordo con Anemone. Solo che, al dunque, nella casa in Sardegna non si è trovato nulla e il generale ha spiegato che i documenti “sono andati persi” ma che Anemone avrebbe confermato la sua versione.
Detto, fatto. I magistrati vanno da Anemone che, stavolta, parla. E smentisce la ricostruzione di Pittorru. Per Anemone non esiste nessuna scrittura privata perchè il suo non è stato un prestito. E questo, per il pubblico ministero Sergio Sottani è sufficiente a confermare l’accusa di corruzione a carico di Pittorru.
Altro discorso è cosa ci sia dietro la svolta di Anemone. L’imprenditore, secondo quanto riportano Repubblica e Corriere della Sera, si sarebbe deciso a parlare perchè vede a rischio le sue aziende. I magistrati di Perugia, infatti, potrebbero deciderne il commissariamento. Uno scenario che Anemone, se possibile, vuole evitare. Facile, a questo punto, che l’imprenditore decida di rispondere anche ad altre domande e, soprattutto, di chiarire la posizione delle 400 persone che compaiono sulla sua lista clienti spiegando quali erano lavori “puliti” e quali, invece, “favori” fatti in cambio di una mano per ottenere appalti pubblici.
Anche i magistrati Umbri, intanto, restano sospesi: già il 14 maggio potrebbe arrivare la decisione sulla competenza della Procura di Perugia sull’inchiesta (l’alternativa è il trasferimento di parte dei fascicoli a Roma) anche se appare probabile che la decisione possa slittare alla settimana successiva. Nell’attesa, a Perugia come a Firenze, l’inchiesta va avanti.
