Una ragazza, vittima dello stupratore seriale Luca Bianchini, condannato in via definitiva a 14 anni di carcere per lo stupro di 3 donna, spiega alla Paolin perché l’indulto e l’amnistia sarebbero un incubo per lei:
“E sono anche disposta a ragionare sul tema, se si tratta di reati minori in senso proprio: cioè cose di scarsa importanza. Un furto, una rissa, non so. Di sicuro non è possibile far uscire di galera chi ha usato violenza contro una persona, il valore dell’individuo deve restare sacro nella nostra società. Sennò è finito tutto. È un’altra violenza da subire, per lei”.
Il trauma dello stupro non ti abbandona mai, spiega la ragazza. Ti segna e ti resta dentro e solo sapere in carcere il tuo aguzzino ti dà la forza di andare avanti a ricominciare. Forza che manca solo all’ipotesi che possa uscire prima del tempo:
“Invece adesso sento dire che bisogna rifare i calcoli, decidere quante persone devono uscire, per che tipo di reati, e cose del genere. Forse nessuno capisce che la sola ipotesi di sapere fuori di prigione il tuo violentatore crea un senso di terrore puro, un panico ingestibile per chi è e resta, per sempre, vittima di violenza”.
Se le carceri sono affollate, amnistia e indulto vanno prese in considerazione, ma le vittime esigono tutela:
“Esigo di essere tutelata come cittadina italiana. Esigo che quando qualcuno pensa di commettere un reato, sia sicuro di andare incontro a un processo e a una giusta pena. Sennò l’Italia resterà il posto dove chiunque si sente libero di schiacciare il prossimo, tanto alla fine una soluzione per sfuggire alle responsabilità si trova sempre”.