Il viceministro della Salute fa il punto della situazione: «I morti sono sedici (numero salito a 18) e 30 ospedalizzati». Per quanto riguarda l’andamento delle vaccinazioni e sulla fornitura delle dosi e, osservando «stiamo messi bene», annuncia la disponibilità di 6 milioni di dosi entro la fine di novembre (due milioni già dalla fine della prossima settimana).
Nell’operazione sono coinvolte le Regioni che giovedì prossimo parteciperanno alla messa a punto della strategia nell’ambito della Conferenza Stato-Regioni. Secondo Fazio, il picco della pandemia verrà raggiunto, in Italia, «verso i primi dell’anno nuovo». Nel corso della riunione convocata a Palazzo Chigi è stato deciso, riferisce il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Paolo Bonaiuti, di diffondere ogni giorno alle 17 «un bollettino con il punto della situazione». Una decisione, spiega, adottata «per fugare l’allarmismo».
Per quanto riguarda i vaccini Fazio ha consigliato di farli alle donne in gravidanza dal terzo mese in poi. La donne incinte infatti «hanno 4 volte il rischio di sviluppare sintomi». La nuova influenza, ha aggiunto il viceministro, «colpisce i bambini più di quanto non li colpisca la stagionale, perché è un ceppo virale completamente nuovo che non trova ricorda immunitari nei bambini, mentre le persone anziane sono state esposte in passato a virus simili».
Intanto gli ospedali sono stati presi d’assalto dalla gente impaurita, solo nelle ultime 24 ore sono stati 150 gli accessi, di cui il 90% con sintomi di influenza A, al pronto soccorso pediatrico del Policlinico Umberto I di Roma.
E sempre nell’ospedale romano, migliorano le condizioni di due bimbi intubati in terapia intensiva pediatrica. Altri 4 bimbi sono in osservazione pediatrica e altri 2 bambini sono stati trasferiti dal reparto di Malattie infettive alla clinica pediatrica. Gli accessi al Pronto Soccorso Generale – ha precisato l’ospedale – sono invece nella media stagionale.
Un bambino di dieci anni è morto presso l’ospedale Villa San Pietro di Roma. Sono in corso esami da parte dei sanitari per accertare se l’improvviso aggravamento dello stato di salute del bambino, affetto da una polmonite batterica, sia stato causato dal virus dell’influenza.
Anche nel mondo della scuola si sta diffondendo il panico da contagio. Classi in alcuni casi semivuote, assenze che a volte sono più per «paura» che per effettiva presenza di sintomi influenzali, ma in generale una situazione che non è ancora allarmante e che, in ogni caso, si presenta generalmente a «macchia di leopardo».
In Umbria, ad esempio, nessun caso di assenza di massa legata all’influenza A è stato segnalato finora all’Ufficio scolastico regionale con la situazione che viene quindi considerata normale. Nessuna situazione di allarme viene segnalata dal direttore dell’ufficio scolastico provinciale di Milano, Giuliana Pupazzoni: «Non c’è un monitoraggio sistematico ma abbiamo contattato numerose scuole e i picchi di assenza sono un pò alti. Ci sono stati tassi medi di assenza del 30-35%. In altre invece no». Anche il direttore scolastico regionale Giuseppe Colosio non vede per ora problemi particolare: «Abbiamo chiesto alle scuole di segnalarci se ci sono situazioni acute e finora non sono arrivate segnalazioni».
In Campania, dove ci sono state le situazioni più critiche con la chiusura delle scuole a Pompei, a sabato erano 42 i casi di studenti affetti da virus H1N1. Oggi il numero è salito a 62.