ROMA, 23 NOV – ''Un bavaglio, un bavaglio al teleobiettivo''. Umberto Pizzi le nuove regole per i fotografi a Montecitorio non le manda proprio giu'. Ha passato una vita a scattare foto della vita mondana romana, dalla Dolce Vita in poi, ora frequenta i palazzi del potere e la domanda gli nasce spontanea: ''Cosa ci vado a fare piu'?''.
''E' una privazione della libertà di stampa – argomenta il fotografo con l'Ansa -. La Camera non e' un luogo privato, e' il luogo pubblico per eccellenza. Noi andiamo li' e facciamo il nostro lavoro: nessuno obbliga questi signori a scambiarsi i pizzini, nessuno li obbliga a telefonare in Aula, nessuno li costringe a guardare siti poco consoni sull'iPad. Li' dovrebbero lavorare, non mettersi a giocare''.
Secondo Pizzi tutte le foto che hanno fatto nascere il caso erano da pubblicare: sia gli appunti di Silvio Berlusconi, che il biglietto di Enrico Letta o il display del cellulare di Denis Verdini, con le ultime chiamate. ''Sono stato uno dei primi ad entrare in Parlamento e fare un po' di immagini fuori dai canoni – racconta Pizzi -, i colleghi hanno capito che questo era il tipo di foto che andava di piu' sui giornali e mi hanno seguito. Ho fatto tante foto che hanno dato fastidio ai politici, ma una cosa cosi' mi sembra proprio fuori luogo: se i giornali l'accettano, accetteranno un bavaglio''.
''La privacy per una persona pubblica non esiste – prosegue Pizzi – Noi abbiamo il dovere di raccontare quello che succede. Non siamo li' per accontentare i loro desideri. Comunque, se questa cosa andra' avanti, ci troveremo davanti al Garante e vedremo''. Pizzi assicura di non essere contro l'autoregolamentazione, ritenendola positiva anche per la difesa delle piccole agenzie. ''Ma questa e' una autoregolamentazione? – aggiunge – Se ti dicono questo si puo' fare e questo no e' un'autoregolamentazione? Sono loro che devono avere un comportamento corretto, non noi. Io fotografo tutto quello che vedo alla Camera quando posso. Quando c'e' la pausa noi usciamo dall'Aula, non abbiamo nessun diritto di fotografare''.
''Quando la casta vuole difendersi cerca sempre di colpire la stampa – aggiunge Pizzi – Ora, siccome la foto e' diventata fondamentale per la stampa, ecco che ci provano con i fotografi. Temo che i giornali si adeguino ancora di piu' ai diktat dei politici, purtroppo penso che la maggioranza dei giornalisti sia in qualche modo condizionata, piu' che in passato''. ''La notizia e' diventata cosi' balorda – aggiunge Pizzi – che spesso non si riesce a distinguere quella vera o dalla falsa: la divulgazione del pizzino ad esempio potrebbe anche essere voluta. Perche' la foto si possa fare l'oggetto deve essere fermo ed in bella mostra, e non e' difficile nasconderlo. Insomma, la nostra autonomia e' fondamentale''.