Ventiquattro ore di tensione, di scontri tra forze dell’ordine e residenti. Alla fine però hanno vinto le ruspe e ad Ischia c’è stata la prima demolizione. È stata abbattuta una casa ma, nelle intenzioni della Procura, gli abusi da radere al suolo sono circa 600.
Il bilancio degli scontri di giovedì 28 gennaio è di otto residenti e sette agenti feriti, nessuno in maniera grave, e nove persone denunciate per resistenza e lesioni a pubblico ufficiale. La tensione è cominciata a salire già nella serata di mercoledì attorno alle 18 quando centinaia di persone, saputa la notizie dell’arrivo delle ruspe, hanno cominciato a radunarsi in località Monte Cito, nel comune di Casamicciola, dove vive la famiglia di Giuseppe Impagliazzo, disoccupato, con moglie e una figlia di cinque anni.
La sua villetta, un piano terra di circa 60 metri quadrati, è la prima nella lista degli abusi da abbattere. Arrivano le forze dell’ordine. Circa 150 tra carabinieri e polizia. I primi scontri iniziano alle 3 del mattino di giovedì 28 gennaio. I residenti cercano di bloccare le strade d’accesso spargendo nafta sulle strade, incendiando tutto quello che possono, compresa una roulotte. Lanciano sassi, caricando, creando barricate con pedane di legno, scaldabagni, enormi massi.
Arrivano anche giornalisti e fotografi, un cameraman Rai viene spintonato. Le forze dell’ordine decidono di fare allontanare i rappresentanti dei media. In serata, una nota della Fsni e dell’Unione Nazionale cronisti stigmatizza quanto accaduto. Anche il sindacato di polizia Siulp esprime il proprio disappunto definendo “intollerabili” le aggressioni subite dagli agenti.
La situazione torna tranquilla solo intorno alle 13. C’è stanchezza. Si contano i feriti. Alcune donne urlano. Intanto arrivano i tecnici per la demolizione. Viene creato un cordone di sicurezza che chiude gli accessi per un raggio di circa un chilometro. Alle 16,30 cominciano a cadere i primi pezzi della villetta di Impagliazzo. Si smontano gli infissi, le porte, vengono portati via mobili e suppellettili, ad una ad una vengono calate le tegole.
È quasi buio quando il manovratore gira la chiave per l’accensione della ruspa. Intorno alla villetta c’é ancora qualcuno controllato a vista da carabinieri e polizia sempre in tenuta anti-sommossa. Si fa silenzio. Comincia a cadere anche un po’ di pioggia. La villetta viene giù, lentamente, pezzo dopo pezzo, muro dopo muro. Giuseppe Impagliazzo è disperato: «Dove dormiamo stanotte, dove? Mi dicono che dovrò pagare anche le spese di demolizione e per lo smaltimento dei rifiuti. Sono disoccupato, non ho più una casa, dove li prendo ‘sti soldi?».
In serata alcuni parenti fanno sapere che ospiteranno Giuseppe con la figlia e la moglie. Intanto la casa è ridotta a un cumulo di macerie. A chi toccherà ora? Si chiedono in tanti a Ischia. La procura non ha alcuna intenzione di fermarsi. Molti sperano in un intervento legislativo. Ne parla il senatore del Pdl Carlo Sarro, firmatario insieme al collega di partito Vincenzo Nespoli dell’ emendamento al decreto “Milleproroghe” che consentirebbe la riapertura dei termini del condono fino al 31 dicembre 2010 per abusi commessi entro il 31 marzo 2003.
«Il nostro emendamento – dice Sarro – vuole sanare la disparità di trattamento subita dai cittadini della Campania, che non hanno potuto fruire del condono del 2004, a causa di una legge regionale poi giudicata incostituzionale».