Cronaca Italia

Italia in crisi, il Censis rivela un Paese inquieto e deluso: l’80% convinto di meritare di più sul lavoro

Secondo Massimiliano Valerii, direttore generale del Censis, l’Italia è in preda a un profondo rancore. Durante una puntata del podcast “2050, Manuale di sopravvivenza nell’Italia del presente“, curato da Jaime D’Alessandro per la Fondazione Leonardo, Valerii ha esposto dati preoccupanti: l’80% degli italiani ritiene di meritare di più sul lavoro e il 50% nella vita in generale. Queste cifre dipingono un quadro di disillusione e frustrazione collettiva. Valerii sottolinea come dagli anni Novanta in poi si sia assistito a una crescente disillusione rispetto agli investimenti economici e alle aspettative emotive. “Studiare sembra non servire più perché l’ascensore sociale si è bloccato,” afferma Valerii. La stagnazione delle opportunità ha reso inutile l’educazione come mezzo di avanzamento sociale, trasformando il sistema educativo in una trappola anziché in un trampolino di lancio.

Politiche familiari inadeguate

Le politiche di sostegno alla genitorialità in Italia sono in estremo ritardo rispetto agli altri Paesi europei. Questo ritardo aggrava la situazione di insoddisfazione e instabilità. Valerii descrive la situazione attuale come “una bomba ad orologeria”, suggerendo che l’assenza di interventi adeguati potrebbe portare a conseguenze sociali gravi. Valerii riflette su un passato in cui l’Italia era un modello di sviluppo post-bellico, caratterizzato da un tacito patto sociale secondo cui i figli avrebbero vissuto meglio dei padri. Questa promessa è stata valida fino agli anni ’70, ma oggi è evidente che non è più così. La rottura di questa promessa ha generato un senso di inquietudine e insoddisfazione diffusa tra la popolazione.

Un futuro incerto

L’analisi di Valerii invita a riflettere su come il Paese possa affrontare questa crisi di aspettative e investimenti. La percezione che la promessa del progresso e della modernità non sia stata mantenuta rende le persone inquiete e alimenta il rancore sociale. Per invertire questa tendenza, è fondamentale ripensare le politiche sociali ed economiche, investire nell’educazione e garantire opportunità reali di avanzamento sociale.

 

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FIlippo Limoncelli