Chi sta messo peggio? Potrebbe essere l’ultimo atto di una terribile guerra tra poveri quello, sempre più percepito, della “rivalità” tra italiani e stranieri, opposti in una misera gara a chi ha più difficoltà e, di conseguenza, più bisogno di aiuti pubblici.
Questa situazione altro non è che un effetto collaterale della crisi, evidente anche dai numeri: secondo il rapporto Caritas sul 2010, il numero di persone che, nell’ultimo anno, si sono rivolte ai centri di assistenza del capoluogo lombardo è aumentato del 9 per cento rispetto all’anno precedente. E tra i 17.283 che hanno cercato aiuto, gli italiani sono aumentati del 15,7%. Un numero certamente alto, che completa la fotografia complessiva dove gli stranieri rappresentano comunque il 73,7% degli utenti.
«La crisi ha ridisegnato la mappa della povertà» ha detto il direttore di Caritas Ambrosiana don Roberto Davanzo, «ha trasformato famiglie modeste ma che avevano sempre goduto di una certa stabilità in soggetti vulnerabili e sospinto i poveri cronici sulle soglie della miseria. Gli utenti tradizionali dei nostri centri di ascolto, in genere donne straniere, che prima ci chiedevano aiuto per cercare casa e lavoro, ci domandano aiuti economici e alimentari, come se avessero rinunciato al sogno di integrarsi e badassero ormai solo alla sopravvivenza; mentre un’intera categoria, quella degli stranieri irregolari, è talmente intimorita che sta rinunciando persino a venire da noi. Poi ci sono le new entry, passatemi l’espressione. Questi sono in genere italiani, uomini, che hanno perso il lavoro. Persone che non si sarebbero mai sognate di bussare alle porte della parrocchia e che ora, spinti dalla necessità, vengono allo scoperto».
Quella della sempre più diffusa difficoltà degli italiani è una situazione che ha dato lo spunto al capogruppo leghista di Palazzo Marino, Matteo Salvini, per innestare una polemica dai toni molto accesi i cui strascichi si faranno senza dubbio sentire nella prossima campagna elettorale.
«Siamo la città più accogliente e generosa d’ Italia. Ma pur rimanendo tale, è ora che Milano torni ad avere un occhio di riguardo per la povertà italiana, che oggi è purtroppo in secondo piano. Agli immigrati è riservato il 50% dei sussidi e degli aiuti che il Comune mette a disposizione dei suoi cittadini». A sostegno della sua tesi Salvini ha snocciolato i dati del Comune sull’assistenza, dai quali risulta che il 65% del fondo di sostegno agli affitti è andato agli stranieri, il 58% di quello anticrisi, il 60% delle esenzioni dalle rette per i nidi comunali, il 50% del bonus di sostegno per la famiglia e oltre al 70% del ‘bonus cicogna’.
«Questo accade perché le regole in vigore finiscono per privilegiare gli stranieri che spesso lavorano in nero a danno, ad esempio, di chi paga regolarmente le tasse. Alcuni di questi criteri», ha concluso Salvini, «si possono cambiare». È nata così la proposta del Carroccio di proporzionare gli aiuti alle quote di presenza: il che, tradotto in soldoni, significa alla corrispondenza tra la porzione degli aiuti pubblici e quella presenza degli immigrati in città.
Con questo progetto, c’è da starne certi, è cominciata la campagna elettorale della Lega e da qui continua la marcia a grandi passi di Matteo Salvini verso la poltrona di vicesindaco, alla quale non ha mai nascosto di aspirare.