
GUATEMALA – Erano partiti da Bergamo nel 1979 per finire in uno di quelli che adesso รจ uno degli stati piรน pericolosi del giร poco tranquillo Centro America: il Guatemala. Ma giร all’epoca, quando arrivarono Omar del Carro e la sua famiglia, il Guatemala era tutt’altro che un buen retiro.
A Omar รจ andata benissimo, perรฒ all’inizio ha dovuto superare non poche diffidenze, perchรฉ non รจ facile sfuggire allo stereotipo dell’italiano mafioso e in genere poco raccomandabile. Non fa differenza se vieni da Trapani o da Trieste, da Leuca o da Aosta, da Bergamo o da Reggio Calabria. E non importa se sbarchi a Ellis Island o a Santo Domingo: se sei italiano parti ad handicap.
Omar, racconta Elena Catalfamo sull’Eco di Bergamo, ora ha un azienda con 240 dipendenti e affari in mezzo mondo. Si occupa di tutti i rami dell’edilizia e ogni branca della sua attivitร porta
dei nomi che rivelano le radici bergamasche: ยซCorporation Bergamoยป, ยซMosยป, ยซOrobicaยป, ยซValliยป, ยซNatural woodยป e ยซGuagranitoยป.
La sua storia inizia negli anni 70, quando il boom della ceramica portรฒ ricchezza in Emilia Romagna e tanti problemi all’azienda del papร di Omar:
ยซLo scriva pure: quando siamo partiti morivamo di fame – dice nellโintervista via Skype alle sei di buon mattino (ยซma mi sveglio alle 4 e continuo a lavorare per 12 oreยป precisa) -: mio padre aveva unโazienda di mattonelle, ma nei primi anni Settanta cโรจ stato il boom della ceramica e cosรฌ รจ fallito tutto. Avevamo venduto i macchinari ma non fu un buon affare. In poche parole non avevamo niente, ma niente di niente. Io avevo 8 anni e mio fratello Manolo era ancora piรน piccolo. A un certo punto un amico di mio padre gli propone di andare in Guatemala: nel 1976 cโera stato il terremoto e cโera tutto da ricostruire. Il lavoro non sarebbe mancato. E cosรฌ nel giugno 1979 siamo partiti: non saremmo tornati in Italia per molto tempoยป.
Occhi azzurri, color del ghiaccio puro, accento castigliano (ma ogni tanto qualche intercalare in bergamasco scappa sempre), sorridente e sicuro, Omar oggi puรฒ guardare al passato con serenitร . Ma alcuni momenti sono stati proprio duri. ยซIl ricordo che ho dei miei primi tempi in Guatemala? – dice – . Ero piccolo: ricordo che in Italia non potevamo permetterci di comprare le banane perchรฉ costavano troppo, mentre qui in Sudamerica con un dollaro acquistavi un casco intero di frutta. Appena siamo arrivati facevamo scorpacciate di banane. Per il resto io e mio fratello abbiamo iniziato la scuola e mio papร si dava da fare, faceva di tutto. Io al sabato lo aiutavo con il muletto. Abbiamo lavorato tutti moltissimo, anche perchรฉ allโinizio cโera una certa diffidenza verso gli italiani. Pensavano che eravamo tutti mafiosiยป.
E dire che Omar รจ statoย anche vittima di rapimento:
ยซCredo che il fatto di essere buoni lavoratori ci abbia salvato e anche la capacitร di stare insieme, di essere uniti come famiglia. In questo mia madre ha avuto un ruolo importantissimo. Non ci siamo mai arresiยป dice Omar, che poi ha conseguito una laurea, si รจ sposato con Elizabeth, dentista di origine messicana, e ha una bella figlia, Caterina, di 9 anni. ยซNeppure quando sono stato rapitoยป butta lรฌ.
A 25 anni infatti Omar รจ stato vittima di un sequestro di persona a scopo di estorsione. ร stato nelle mani dei delinquenti per nove giorni. Non dice molto di piรน di quellโesperienza. ยซEssere imprenditore qui non รจ un vanto – spiega -: cerchi di dare meno nellโocchio possibile altrimenti vieni preso di mira. Il Guatemala รจ un Paese bellissimo ma il traffico di droga e la criminalitร sono molto radicatiยป.
ยซQuando tutto รจ finito – racconta Omar a proposito del rapimento – io e la mia famiglia ci siamo trovati tutti intorno a un tavolo. Dopo quasi 20 anni in Guatemala, quando sembrava che finalmente avessimo un poโ ingranato, ci siamo detti: che facciamo? Torniamo indietro? Qui rischiamo la vita. Ma abbiamo scelto di restareยป.
