”Il fatto che ci sia un’inchiesta autonoma del giudice penale mi fa pensare che ci sia qualcosa in più di una semplice leggerezza da parte delle autorità carcerarie francesi”. E’ quanto ritiene il ministro degli Esteri, Franco Frattini, rispondendo ad una domanda del Tg1 sul caso di Daniele Franceschi, il giovane italiano morto in un carcere francese in circostanze poco chiare.
Il corpo di Daniele Franceschi – arrestato l’8 febbraio 2010 e deceduto nel penitenziario di Grasse, in Provenza, il 25 agosto scorso – è stato conservato dalle autorità francesi ad una temperatura di più quattro gradi e non a meno venti come è prassi. E l’autorità giudiziaria non ha voluto la presenza di un medico legale italiano nel corso dell’autopsia effettuata in Francia.
Franceschi era detenuto in attesa di giudizio per l’uso di una carta di credito falsa presso un casinò della Costa Azzurra. Il Consolato Generale a Nizza ha seguito la situazione di Franceschi, come di altri 24 detenuti italiani nella regione, sin dall’inizio mediante contatti diretti. Dal primo referto medico è emerso – a quanto si è appreso – che il corpo non presentava segni evidenti di lesione e appariva cianotico, ”circostanza spesso legata all’arresto cardiaco”.
Secondo quanto si è appreso, la famiglia, non avendo ottenuto l’assicurazione a poter far presenziare un medico di parte, ha preferito chiedere il rimpatrio della salma per procedere ad un esame autoptico in Italia. Ma le autorità francesi segnalavano all’Italia che gli organi interni erano ancora sotto esame e sarebbero stati resi disponibili solo a dicembre.
Quindi si arriva al volo militare che il 14 ottobre scorso ha prelevato la salma a Nizza per condurla presso l’aeroporto di Pisa, da dove è stata portata presso l’Ospedale di Viareggio.
