Iva sulla tariffa rifiuti, il governo: “Va pagata”. Ma contraddice la Consulta

La tassa sulla tariffa dei rifiuti va pagata: lo ha spiegato una circolare del ministero delle Finanze andando contro una sentenza delle Corte costituzionale del 2009. Al centro della vicenda è la Tia, la tariffa igiene ambientale, introdotta nel ’97 dal decreto Ronchi in alternativa alla vecchia Tarsu.

La Tia oggi è adottata dal 45% degli enti locali e la circolare del ministero nega il diritto al rimborso dell’Iva pari al 10%. Il perché è semplice: la Tia non ha natura tributaria e quindi è soggetta ad Iva. Peccato che la Corte Costituzionale nel 2009 avesse stabilito l’illegittimità dell’Iva sulle bollette per i rifiuti, secondo il principio che non si può applicare una tassa su un’altra tassa.

Nell’ultimo anno i Comuni sono andati avanti concendendo i rimborsi oppure togliendo l’Iva, anche perché il governo non si è espresso in maniera univoca. Il Comune di Roma, per esempio, dopo la sentenza della Consulta, non ha più applicato l’Iva, peccato però che parallelamente l’Ama (l’azienda locale di raccolta e smaltimento rifiuti) abbia aumentato le bollette del 10% (ossia l’importo dell’Iva). Nulla è cambiato per i romani, ma ora con il ritorno dell’Iva l’aumento è dietro l’angolo.

“Il governo – spiega Tatiana Oneta, fiscalista dell’associazione Altroconsumo – ha deciso di non tenere in considerazione la sentenza della Consulta e lo statuto del contribuente: ora stiamo valutando quali azioni intraprendere. A buon senso i cittadini che non hanno pagato l’Iva lo scorso anno non dovrebbero restituire nulla allo casse dello Stato, fino a che non venga stabilita un’interpretazione univoca e definitiva della reale natura di questo versamento”.

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Elisa D'Alto