TRIESTE – Sfiora gli 11 euro la differenza tra il costo di un pieno (50 litri) di benzina in Italia e Slovenia: l’aumento dei prezzi e la diminuzione delle accise deciso da Lubiana danno vita a una nuova “fuga” di automobilisti del Friuli Venezia Giulia oltre confine. L’esodo verso le pompe di carburante della Slovenia è stimato dalla Federazione italiana gestori impianti stradali carburante (Figisc) del Friuli Venezia Giulia in almeno 100 milioni di litri all’anno acquistati oltre confine, che equivalgono a 82,5 milioni di euro “sottratti” alle casse dello Stato, in considerazione del fatto – spiega la Figisc – che l’erario incassa 0,825 euro per ogni litro di benzina.
Oggi in Italia il costo di un litro di benzina oscilla tra 1,554 e 1,563 euro, in Slovenia il costo è di 1,278 euro. La Figisc ha condannato la decisione presa mercoledì dal Governo di aumentare le accise: mentre l’Italia alza il prezzo – fanno notare alla federazione – in Slovenia il prezzo è fermo, nonostante gli aumenti e negli ultimi mesi l’accisa è stata ridotta in due mesi di 6 centesimi al litro per la benzina e di 9 per il gasolio.
La Figisc evidenzia anche la ‘componente psicologica’: tanti triestini o goriziani si mettono in coda per andare oltre confine a fare benzina, come ai tempi dell’ex Jugoslavia, e approfittano anche per acquistare sigarette e altri beni. La legge regionale del Friuli Venezia Giulia del 1996 prevede uno sconto diviso in fasce territoriali per evitare la fuga, che riesce però a coprire appena la metà del gap tra il costo italiano e quello sloveno. Una nuova legge regionale in materia approvata nel 2010 è stata impugnata dal Governo davanti alla Corte costituzionale.