Una ciste sotto il piede destro. È bastato questo elemento a stabilire che il corpo ritrovato domenica a Temù, in provincia di Brescia, è di Laura Ziliani, l’ex vigilessa 55enne scomparsa lo scorso 8 maggio. È quanto emerge dall’autopsia.
Sul corpo non ci sono segni di violenza. Gli investigatori ora potranno però analizzare quel corpo alla ricerca di ulteriori elementi. Gli stessi che hanno portato allo scrivere le figlie Paola e Silvia e il fidanzato della seconda sul registro degli indagati per omicidio volontario e soppressione di cadavere. Serve anche un’analisi degli organi interni per valutare ad esempio l’ipotesi avvelenamento.
Il cadavere aveva anche gli orecchini riconosciuti dai parenti. La donna era scalza. Ai piedi non aveva le scarpe con i plantari speciali che avrebbe dovuto portare nell’ipotesi della gita solitaria in montagna che avrebbe effettuato quel maledetto 8 maggio.
A parlare della gita erano state le figlie Paola e Silvia. Da subito però erano emerse delle incongruenze.
Della donna, lo scorso 23 maggio, era stata ritrovata bucata una scarpa da trekking sul ponte che attraversa il torrente Fumeclo, a monte rispetto a Temù, ed era stato attribuito dalle figlie alla madre.
Era l’8 maggio quando Laura Ziliani è svanita nel nulla. “È uscita di casa alle 7 per andare a fare una passeggiata, dovevamo vederci alle 10 per andare in discarica a portare vecchi mobili, ma non è mai arrivata”, dirà la figlia maggiore, che alle 11:58 dello stesso giorno chiama il 112 e lancia l’allarme.
La stessa ragazza, 27 anni, il fidanzato coetaneo, e la sorella più piccola, di 19 anni, qualche settimana dopo saranno iscritte nel registro degli indagati dalla Procura di Brescia per l’ipotesi di reato di omicidio volontario e occultamento di cadavere.
Il 23 maggio, ai piedi di un torrente della zona di Temù, era stata trovata una scarpa da montagna forse appartenuta a Laura Ziliani, vedova dal 2012 e residente a Brescia, ma che nel fine settimana tornava in Val Camonica per la grande passione della montagna.