Controlli più rigorosi e stretta normativa in arrivo su congedi e permessi lavorativi. La norma, approvata mercoledì 5 marzo dopo due anni di lavori, sulla carta riguarda tutti ma nei fatti incide soprattutto sui comportamenti dei dipendenti pubblici.
Ad essere modificata è l’insieme di norme che regola i permessi per motivi diversi da ferie e malattie. Con la nuova legge, ad esempio, i permessi per assistenza ai disabili potranno essere concessi ad un solo familiare e con un grado di parentela fino al secondo. Fuori, quindi, zii e nipoti. Stop anche ai permessi multipli con l’esclusione dei soli genitori naturali e adottivi che potranno assentarsi entrambi.
I dati del ministero della Pubblica Amministrazione sono eloquenti: ogni anno, escludendo ferie e malattie, nel settore pubblico si perdono 34 milioni di giorni lavorativi. Caso emblematico è quello dei permessi per l’assistenza ai portatori di handicap: nel pubblico impiego, ai permessi ricorrono il 9% dei lavoratori contro l’1.5% del settore privato. Le richieste sono disomogenee sul territorio nazionale: guida l’Umbria con il 16% davanti alla Puglia con il 13. Fanalini di coda Valle d’Aosta e Trentino Alto Adige con il 4%. Tra i comparti della Pubblica amministrazione in cui i permessi incidono di più in testa c’è la sanità con il 15.4% davanti al Parastato e alla Presidenza del Consiglio. Chi usa meno i permessi, invece, sono i magistrati che vi ricorrono con un’incidenza del 5.1%.
Oltre alla stretta sull’assistenza ai portatori di handicap la nuova norma prevede anche la cancellazione del diritto al permesso per seguire figli maggiorenni conviventi o che abbiano assistenza “continuativa ed esclusiva”.
A livello di impiego privato gli accertamenti spetteranno ad Inps e datori di lavoro mentre nel pubblico impiego sarà la Funzione Pubblica ad occuparsi di controlli a tappeto cominciando dagli elenchi di tutti i dipendenti che si avvalgono dei permessi.