MILANO – Un conto cifrato in Svizzera, messo a disposizione da uomini della ‘ndrangheta, sul quale confluivano soldi della Lega e altri soldi di natura sospetta. Un serie di dossier illegali contro chi si metteva sulla sua strada e ne chiedeva le dimissioni dopo lo scandalo degli investimenti in Tanzania. Non solo Roberto Maroni, ma anche informazioni riservate su Marco Reguzzoni e Giancarlo Giorgetti. Sarebbero queste le ultime risultanze delle inchieste che coinvolgono Francesco Belsito, l’ex tesoriere della Lega indagato per riciclaggio e appropriazione indebita.
Belsito, secondo alcune indagini su file informatici, si preoccupava di ottenere dettagli riservati su alcuni appalti esteri di Finmeccanica e Fincantieri. Non solo. Scrive Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera: L’analisi del materiale informatico dimostra intrusioni abusive, ma il sospetto degli inquirenti è che Belsito abbia potuto contare anche su “talpe” interne alle aziende disposte a fornirgli materiale riservato. Certamente ha condiviso una parte di queste informazioni con Romolo Girardelli, conosciuto come “l’ammiraglio”, il procacciatore d’affari della “cosca De Stefano” con il quale aveva creato una società a Genova; e ha potuto contare sulle ricerche effettuate da un investigatore privato che aveva assoldato negli ultimi mesi. Probabilmente lo stesso che si era occupato della «pratica Maroni».
Nel gennaio scorso esplode lo scandalo degli investimenti leghisti in Tanzania. Nel partito cresce la preoccupazione su come vengano gestiti i soldi leghisti e qualcuno sollecita le dimissioni del tesoriere. Il più agguerrito è Roberto Castelli, ma c’è preoccupazione anche tra gli uomini di Bossi. L’esame sui files ha fatto emergere come l’attività di dossieraggio di Belsito in quei giorni fosse particolarmente intensa. Nel mirino di Belsito, secondo le indagini, entrano Maroni ma anche Reguzzoni e Giorgetti. Il metodo di Belsito è quello di raccogliere informazioni riservate alla Camera di Commercio o all’Agenzia delle Entrate, scandagliare proprietà immobiliari e partecipazioni in aziende. Il tutto per “tenere in scacco” chi gli si metteva contro.