Legge bavaglio: quotidiani e tg che scioperano e quelli che ‘pubblicano’

Si profila come uno sciopero “molto partecipato” quello indetto venerdì 9 luglio dal mondo dell’informazione in segno di protesta contro il ddl intercettazioni del governo. Molto partecipato ma con qualche eccezione di rilievo.

Praticamente tutti i principali quotidiani aderiranno alla giornata di silenzio, organizzata dalla FNSI, contro un provvedimento – la cosiddetta legge bavaglio – che tra le altre cose impedisce la pubblicazione delle intercettazioni e punisce con sanzioni pecunarie eventuali infrazioni da parte di editori e giornalisti.

Il silenzio dei giornali sarà però spezzato da cinque quotidiani, che per motivi diversi hanno deciso di non aderire alla protesta ed essere regolarmente nelle edicole domani.

In prima fila, i due quotidiani filo-governativi IlGiornale di Vittorio Feltri, che in verità aveva protestato contro il ddl non trovandosi però d’accordo con la scelta dello sciopero, e Libero di Maurizio Belpietro.

Un po’ a sorpresa, esce fuori dal coro anche il Secolo d’Italia – quotidiano legato a doppio filo al presidente della Camera, Gianfranco Fini, tra i più critici del provvedimento – che ha scelto di uscire sotto forma di free press a Roma, Milano e Bologna. Il giornale, spiega una nota della direzione, ”si è impegnato per sostenere la necessità di norme a tutela della libertà di stampa pur nel contesto di una seria riforma della legge sulle intercettazioni. Il black out non ci sembra funzionale a questo obiettivo e quindi abbiamo deciso di uscire”.

Tuttavia, i costi di una distribuzione ”in proprio” erano troppo elevati per farvi fronte: di qui la scelta del free press che – conclude la nota – ”speriamo sia utile anche a far conoscere il nostro giornale a un pubblico nuovo”.

In edicola, i lettori potranno trovare anche il Riformista di Antonio Polito e il Foglio di Giuliano Ferrara.

Silenzio assoluto invece da parte delle Agenzie di stampa, seppur con qualche finestra informativa.

Per quanto riguarda i telegiornali, il Tg1, il Tg2 e il Tg3 andranno in onda nelle due principali edizioni per soli 6 minuti, senza immagini. Stesso discorso per i tg del gruppo Mediaset. Tg4, Tg5 e Studio Aperto andranno in onda nelle consuete fascie orarie per circa sette minuti. Il tg de La7 si limiterà invece a leggere il comunicato del cdr, spiegando le motivazioni di adesione alla protesta.

SkyTg24, da tempo ormai in prima fila tra i promotori della protesta contro il ddl intercettazioni, presenterà le edizioni dei tg listate a lutto.Tra le radio, adesioni confermate dal GiornaleradioRai e GRparlamento.

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Alessandro Avico