Alla sorella, che tre anni fa aveva denunciato la scomparsa di Ivan, è toccata la notizia più orribile: il fratello era stato ucciso e sciolto nell’acido da Vincenzo Nappi, il titolare dell’autorimessa dove lavorava in nero. L’accusa? Aver rubato pochi litri di gasolio dai camion dell’azienda.
L’omicidio è stato scoperto dopo due anni d’indagine da parte della squadra mobile di Frosinone e dai carabinieri del reparto operativo provinciale. Scena del delitto Piedimonte San Germano, nome complicato di un paese del profondo sud del Lazio. Una comunità montana della valle del Liri cresciuta con l’indotto dello stabilimento Fiat di Cassino, pochi chilometri di distanza sulla Casilina. Tra le tante piccole imprese c’era quella in cui il 42enne romeno Ivan Misu aveva trovato un lavoro, anche se in nero.
Probabilmente Misu non conosceva il suo datore di lavoro, o almeno non conosceva il suo passato. Un passato burrascoso: Nappi, di 50 anni, era già stato indagato perché avrebbe minacciato e cercato di sparare ad un altro suo dipendente. Anche lui venuto dalla Romania, anche lui accusato di aver rubato gasolio.
Il terribile omicidio è venuto alla luce solo grazie alle indagini partite dalla denuncia della sorella della vittima: che sono durate tre anni e sono state portate avanti dal personale della squadra mobile, coordinato dal vicequestore Carlo Bianchi e dal sostituto commissario Luigi Zagordi.
Secondo gli inquirenti, Misu, sospettato del furto di carburante dai camion che era incaricato di sorvegliare, sarebbe stato fatto sequestrare da due complici del titolare, poi torturato, ucciso e sciolto nell’acido per cancellare le tracce del delitto. Un’operazione complessa, che il cinquantenne non avrebbe potuto compiere da solo: per questo la squadra mobile di Avellino indaga ora su possibili complicità dei clan del Vallo di Lauro, zona dove l’imprenditore possiede anche alcuni terreni.
*Scuola di Giornalismo Luiss