Schiacciato da alcuni tubi di acciaio di 16 metri. Francesco Ratti, 46 anni, è morto sul colpo al varco Galvani del porto di Livorno. L’uomo era autista di uno dei tanti tir che ogni giorno scaricano materiali all’interno della struttura. Il manovratore del muletto che prelevava i tubo di acciaio dal tir è stato ricoverato per un malore avuto dopo l’incidente.
Sul posto è giunto Antonio Giaconi. Sarà lui a seguire le indagini sull’accaduto. Ha detto: «Era un carico insicuro e pericoloso. Sulla dinamica ci sono pochi dubbi e anche l’autopsia non è necessaria. Uno dei tubi, evidentemente perché non c’era un sistema di sicurezza adeguato, è scivolato ed ha travolto il povero autista». È la seconda morte in appena tre giorni. Il 15 giugno è infatti caduto in mare un operaio al lavoro nel cantiere navale Azimut Benetti.
Anche il mondo politico ha espresso il proprio cordoglio. Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana, ha dichiarato: «Un altro morto nel porto di Livorno, il secondo in tre giorni. Il mio primo pensiero va alla famiglia di Francesco Ratti. In un momento in cui la crisi economica non ci permette cali di attenzione, vorrei ribadire l’impegno regionale sui temi della prevenzione e della sicurezza. Finché ci saranno morti sul lavoro, non dovremo fermarci». Vannino Chiti, vicepresidente del Senato ed ex presidente della regione, ha invece dichiarato: «La frequenza di questi incidenti non si può spiegare come disgrazia o casualità. Appare evidente come ancora una volta la sicurezza venga considerata un costo da ridurre e non un fondamentale pilastro del processo produttivo. Ai familiari di Francesco Ratti va la mia vicinanza e il mio profondo cordoglio per la grave perdita».
Fabio Bonito, presidente del Consiglio provinciale, ha sospeso la seduta appena appreso della morte di Ratti. Ha poi fatto sapere che la prossima seduta sarà dedicata a un dibattito sulla sicurezza nei luoghi di lavoro.
