Il governatore siciliano, Raffaele Lombardo, ha denunciato per calunnia il collaboratore di giustizia catanese Maurizio Avola. Dalle dichiarazioni del pentito è nata l’indagine per concorso esterno in associazione mafiosa a carico dell’esponente politico, in corso a Catania. Nell’esposto, presentato alla Procura di Catania che su Lombardo indaga dal 2007, si ipotizza l’esistenza di un piano di delegittimazione del governatore finalizzato a danneggiarlo politicamente.
Il governatore sostiene di avere saputo dell’inchiesta dopo l’elezione ”attraverso i mass media ed, in particolare, dalla lettura di taluni articoli giornalistici”. Una circostanza che induce Lombardo a precisare di ”non essere a conoscenza degli atti del fascicolo (non avendo ricevuto una informazione di garanzia)” e quindi di non volere, né potere ”interloquire in chiave difensiva su una vicenda processuale conosciuta esclusivamente attraverso la stampa”.
Nell’esposto vengono poi riportate le dichiarazioni del pentito riferite dai giornali. Secondo il collaboratore Lombardo ”negli anni ’80 avrebbe contribuito alle attivita’ del catanese Nitto Santapaola quando questi era latitante”. Avola, inoltre, parla di presunti incontri fra Lombardo e capomafia. Agli appuntamenti il governatore sarebbe arrivato su una Lancia Delta FH blu.
”Questo tipo di auto – spiega la denuncia – non è mai stata posseduta da Lombardo”. Lombardo, inoltre, precisa di non avere ”mai conosciuto, né avuto frequentazioni o rapporti con Santapaola o altri latitanti”. Il governatore definisce il pentito ”un soggetto pluriomicida che, sempre a dire dei giornalisti, avrebbe continuato a delinquere anche dopo il proclamato pentimento, tanto da essere privato del programma di protezione, per via di alcune rapine commesse in Lazio”.
Per provare la strumentalita’ delle accuse del collaboratore il governatore sottolinea che questi, solo nel 2007, si è ricordato del presunto incontro col boss ”avendo visto Lombardo in tv mentre stringeva la mano ad Umberto Bossi. Solo allora scopri’ che quel medico era un politico di primo piano”. ”Nonostante appaia nei suoi contenuti talmente datato nel tempo e generico da risolversi in una accusa solamente idonea a ‘mascariare’ l’immagine di una persona perbene, Avola – conclude la denuncia – ha raggiunto l’obiettivo realmente perseguito, ovvero determinare la doverosa apertura di un ingiusto procedimento penale e, nel contempo, cagionare un irreparabile e devastante danno all’immagine privata e pubblica dell’esponente”.