NAPOLI – Luigi Bisignani vuole arrivare al patteggiamento con i magistrati napoletani che indagano sulla cosiddetta P4. Lo ha confermato il pubblico ministero Henry John Woodcock. In cambio otterrebbe l’uscita da tutte le inchieste “collaterali” in mano ai pm. Bisignani è imputato insieme ad Alfonso Papa, il parlamentare Pdl in carcere dal luglio scorso.
Rapporti opachi con il mondo della politica e dell’imprenditoria, informazioni riservate su inchieste giudiziarie, che sarebbero state acquisite e poi ”vendute” agli indagati in cambio di favori e regali. L’inchiesta P4, la presunta associazione segreta creata, secondo i magistrati, allo scopo di condizionare la politica e la pubblica amministrazione, approda mercoledì mattina per la prima volta in un’aula di dibattimento. La prima udienza davanti alla prima sezione del Tribunale del processo vede protagonisti l’uomo d’affari Luigi Bisignani, agli arresti domiciliari, e Alfonso Papa, parlamentare del Pdl e magistrato che negli anni scorsi ha svolto l’attività di pubblico ministero alla procura di Napoli.
Un dibattimento in cui tuttavia la P4 (definizione giornalistica, che non compare in alcun atto dell’inchiesta) rimane sullo sfondo. Sì, perché le imputazioni contestate ai due imputati, rinviati a giudizio con rito immediato il 5 settembre scorso, non riguardano le accuse di associazione per delinquere e associazione segreta: sull’ipotesi associativa si attende infatti la pronuncia della Cassazione, prevista il 7 novembre, dopo che il Tribunale del Riesame di Napoli aveva stabilito la sussistenza di tale reato. Il processo riguarda quindi altre accuse: a Bisignani sono addebitati tre episodi di favoreggiamento in relazione all’acquisizione di notizie riservate, mentre Papa è chiamato a rispondere di concussione, corruzione e estorsione.
Secondo i pm il parlamentare avrebbe utilizzato le informazioni per ottenere regali e incarichi professionali: si sarebbe rivolto direttamente agli imprenditori prospettando aggiustamenti dalle inchieste vere o presunte a loro carico. I tre – Alfonso Gallo, Marcello Fasolino e Luigi Matacena – sono indicati nel capo di imputazione come vittime dei reati e in quanto tali potrebbero decidere di costituirsi come parti civili.