ROMA – Fatture false, per ordine del partito. Ordini che, per ovvie ragioni, erano dati a voce perché nulla rimanesse per iscritto. E’ la versione che Luigi Lusi, ex tesoriere della Margherita, ha dato nel corso di dichiarazioni spontanee ai giudici:  ”In politica non si lascia traccia di nulla e dico questo non perché tutti sono cattivi e io sono l’unico buono ma perché mai il sottoscritto ha ricevuto un ordine scritto di fare o non fare qualcosa. Le cose si dicevano sempre a voce, in politica si fa così”. Lusi è imputato, assieme ad altre tre persone, con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata all’appropriazione indebita.
”Il comitato federale di tesoreria – ha puntualizzato Lusi – era l’organo politico di controllo del bilancio ed è giusto così altrimenti il tesoriere sarebbe stato un dittatore”. L’ex tesoriere ha poi ribadito che dal 2007 ha pagato ”fatture il cui oggetto non corrispondeva al vero perché ma solo perché me lo chiedevano le singole correnti del partito. Pagavo una cosa la cui prestazione non era mai pervenuta: si tratta di fatture false”. Le parole del senatore, che si trova attualmente agli arresti domiciliari in un convento in Abruzzo, sono arrivate dopo quelle del senatore ed ex presidente Comitato della tesoreria della Margherita, Giampiero Bocci, sentito come testimone dell’accusa.
Bocci ha riferito che non essere ”mai stato a conoscenza di accordi fiduciari con Lusi per la gestione del patrimonio del partito”. ”Non ho mai saputo – ha proseguito Bocci – di accordi fiduciari con Lusi per l’acquisto di immobili’’. ”L’istruttoria dibattimentale – affermano i legali della Margherita, gli avvocati Titta e Nicola Madia – sta dimostrando chiaramente l’assoluta correttezza nella gestione dei fondi della Margherita da parte dei suoi dirigenti. Aldilà dei tentativi di Lusi di confondere le acque, si conferma l’accusa che lo stesso si è appropriato di ingenti somme del partito”.