Mafia: assolto Bagarella, non poteva pagare i suoi legali

Accogliendo la tesi della difesa il giudice monocratico di Palermo ha assolto dall’accusa di falso il boss mafioso Leoluca Bagarella che aveva fatto ricorso nel 2004 al gratuito patrocinio per un processo che lo vedeva imputato, sostenendo di non avere soldi per pagare un avvocato. Il capomafia aveva usufruito di un legale a spese dello Stato, come prevede la legge per chi ha un reddito inferiore ai 9 mila euro annui.

Per i pm invece, pur essendo detenuto al 41 bis per reati di mafia, il nucleo familiare di Bagarella, composto da due sorelle del mafioso, avrebbe un reddito superiore ai 10 mila euro. Secondo l’avvocato Giovanni Anania, Bagarella sarebbe povero. «I suoi beni? – dice l’avvocato al Giornale di Sicilia – Solo quella maglietta e quel pantalone che aveva il giorno in cui nel ’95 l’hanno arrestato, vestiti che lavava la sera e indossava la mattina».

«Tutto – prosegue il legale – gli è stato confiscato, con che cosa avrebbe dovuto pagare?». Al boss, cognato di Totò Riina, sono stati sequestrati terreni e diversi appartamenti. Nel 2001 gli furono sequestrati anche alcuni regali ricevuti per il matrimonio, tra cui argenteria, orologi preziosi e pellicce. L’avvocato Anania spiega che Bagarella è stato imputato in una trentina di processi, alcuni per reati molto gravi, ed è stato quasi sempre assistito a spese dello Stato.

Dal 2008, secondo quanto prevede la legge, chi è stato condannato per il 416 bis non può più usufruire del gratuito patrocinio pur in presenza di un reddito al di sotto dei 9 mila euro annui.

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Lorenzo Briotti