ROMA, 7 GIU – ''Non continuare a proteggere chi ci ha mandato al macello'': con queste parole, durante l'incidente probatorio disposto nell'ambito della nuova inchiesta sulla strage di via D'Amelio, il pentito Gaspare Spatuzza ha invitato il boss Vittorio Tutino, indagato per l'eccidio, a rompere i suoi legami con Cosanostra e in particolare con il capomafia di Brancaccio Giuseppe Graviano, al quale lo stesso Spatuzza per anni e' stato molto vicino.
''Per noi – ha detto il pentito – Graviano era il papa, in nome suo facevamo di tutto''. Tutino, collegato in videoconferenza dal carcere in cui e' detenuto, ha assistito impassibile alla deposizione di Spatuzza.
''Seppi da Nicola Di Trapani che Scarantino in carcere veniva malmenato'', ha detto Spatuzza, confermando le pressioni subite dal falso pentito Vincenzo Scarantino, autore di un clamoroso depistaggio delle indagini sulla strade di via D'Amelio.
Di Trapani era detenuto insieme a Scarantino nel carcere di Pianosa. Spatuzza ha riferito la confidenza ricevuta da Di Trapani durante l'incidente probatorio disposto nell'ambito della nuova indagine sulla strage di via D'Amelio. Lo stesso Scarantino, protagonista di diverse ritrattazioni, ha denunciato di essere stato costretto con la forza a coinvolgere una serie di personaggi, alcuni dei quali poi ingiustamente condannati per la strage, da esponenti delle forze dell'ordine.
