Mafia, caccia al tesoro nascosto di Giovanni Brusca: 200.000 euro cash trovati a casa della moglie

Giovanni Brusca

Il boss Giovanni Brusca, uno degli esecutori materiali della strage di Capaci poi diventato collaboratore di giustizia, è  indagato dalla Direzione distrettuale Antimafia di Palermo per riciclaggio, fittizia intestazione di beni e tentata estorsione aggravata.

I Carabinieri  di Monreale hanno infatti eseguito una serie di perquisizioni domiciliari nelle province di Palermo, Roma, Milano, Chieti e Rovigo nell’ambito di un’inchiesta che coinvolge anche alcuni familiari e persone vicine al boss.  E le perquisizioni hanno sortito i primi effetti: a casa della moglie di Brusca sono stati trovati circa 200.000 euro in contanti.

L’indagine nasce da una serie di intercettazioni effettuate dagli investigatori nell’ambito della cattura del latitante Domenicp Raccuglia che hanno fatto emergere la disponibilità, da parte della famiglia Brusca, di beni che non sono ancora stati individuati.

Gli investigatori, quindi, sono alla ricerca del ”tesoro” accumulato illecitamente da Giovanni Brusca, che è tuttora sottoposto al programma di protezione, e dai suoi familiari. Il boss di Altofonte Domenico Raccuglia, considerato il numero 2 di Cosa Nostra, era stato arrestato dalla polizia il 15 novembre del 2009 a Calatafimi (Trapani) dopo 13 anni di latitanza.

Non è la prima volta che un collaboratore di giustizia finisce nuovamente sotto indagine dopo essere stato sottoposto a programma di protezione. In passato era accaduto anche al boss Totuccio Contorno, uno dei primi a pentirsi subito dopo Tommaso Buscetta, arrestato nell’estate del 1988 per il suo ”ritorno in armi” a Palermo con l’obiettivo di vendicarsi nei confronti dei clan rivali che gli avevano sterminato la famiglia.

Anche Balduccio Di Maggio, un altro pentito ”storico” che aveva parlato del presunto ”bacio” tra Toto’ Riina e Andreotti, fu sorpreso dopo essere rientrato a San Giuseppe Jato proprio per regolare i conti con il clan di Giovanni Brusca.

Giovanni Brusca, capo del mandamento mafioso di San Giuseppe Jato, è  stato arrestato il 20 maggio del 1996 mentre era latitante con la famiglia a Cannatello (Agrigento). Oltre che per la strage di Capaci nella quale persero la vita il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesco Morvillo e tre agenti di scorta, il boss è stato condannato come mandante del sequestro e dell’uccisione del piccolo Giuseppe Di Matteo, figlio del pentito Santino che insieme a Brusca era tra gli organizzatori dell’attentato a Falcone.

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Emiliano Condò