PALERMO, 7 NOV – Un messaggio ai pentiti, un avvertimento a chi aveva deciso di lasciare Cosa nostra. Questo, secondo il pm Fernando Asaro, che sta tenendo la requisitoria del processo per il sequestro e l'uccisione del piccolo Giuseppe Di Matteo, fu il movente del rapimento del bambino, figlio del collaboratore di giustizia Santino.
''Di Matteo – ha detto Asaro ai giudici della corte d'assise di Palermo che celebrano il quarto processo sul delitto – venne rapito (per costringere il padre a tornare nei ranghi di Cosa nostra ndr) e poi strangolato e sciolto nell'acido per contrastare la dilagante emorragia di collaboratori di giustizia e lui era l'anello piu'' debole per colpire il sistema dei pentiti''. Il bambino venne strangolato e sciolto nell'acido nel gennaio '96 dopo 779 giorni di prigionia. Per il delitto sono imputati i boss Matteo Messina Denaro, Giuseppe Graviano, il pentito Gaspare Spatuzza, Luigi Giacalone, Francesco Giuliano e Salvatore Benigno. ''Il piccolo Giuseppe Di Matteo – ha aggiunto – non solo venne privato della sua infanzia ma fu torturato dai suoi aguzzini che prima lo sequestrano e dopo 779 giorni di prigionia lo uccisero strangolando un corpicino ormai inerme e poi lo sciolsero nell'acido''. Le richieste di pene sono attese in mattinata.