Grazie alla crisi le mafie aggrediscono la piccola imprenditoria: per Gian Gaetano Bellavia, consulente di numerose procure in materia di riciclaggio e presidente della Commissione antiriciclaggio dell’Ordine dei Commercialisti mancano gli strumenti normativi per fronteggiare l’assalto.
Parco Sud, Cerberus, e l’ultima, Carus Captivus, di lunedì 22 novembre. Non si fermano le operazioni delle forze dell’ordine per contrastare la criminalità organizzata a Milano, così come rimangono al centro del dibattito le collusioni vere o presunte tra politica e ndrine sugli appalti pubblici in ottica Expo 2015. In Lombardia, però, esiste un secondo livello di infiltrazioni illegali, che non coinvolge opere mastodontiche ma penetra nel tessuto imprenditoriale meneghino messo a dura prova dalla crisi economica.
Ne è convinto Gian Gaetano Bellavia, che racconta a Blitz: «La potenza di fuoco della magistratura inquirente arriva quando la situazione è patologica, ma il dato preoccupante che emerge da alcuni stralci delle indagini riguarda la piccola imprenditoria». Si tratta di un vero e proprio salto di qualità delle mafie, bene evidenziato dagli ordini professionali, quotidianamente al fianco delle aziende milanesi come consulenti: «I segnali sono difficilissimi da cogliere, anche perché, ad esempio, i calabresi sono noti per la loro riservatezza, ma nel corso dell’ultimo anno si sono moltiplicati i raggi d’azione delle mafie, che puntano con decisione su settori falcidiati dalla crisi, come la meccanica». Una delle regole d’oro del commercio, diversificare il proprio portafoglio di investimenti, torna utile anche a Mafia Spa.
Liquidando la querelle tra il numero uno del Viminale Roberto Maroni e lo scrittore Roberto Saviano con un «No comment, se si guarda al quadro normativo tutti i Governi sono uguali», il consulente preferisce spostare l’attenzione su alcune soluzioni che, tecnicamente, potrebbero fornire a notai, avvocati e commercialisti, gli strumenti normativi per affiancarsi a Procure e Fiamme Gialle nella prevenzione dei reati connessi sopratutto al riciclaggio. Come? «L’esecutivo, chiunque lo rappresenti, deve modificare gli art. 648 bis e ter del Codice penale per inserire la punibilità della condotta di auto riciclaggio. Ci sono già stati alcuni disegni di legge che dovrebbero recepire la normativa comunitaria in materia, tutti affossati». Ovvero, in Italia, non è punibile un soggetto che, ad esempio, reimpiega i proventi frutto di una rapina commessa in precedenza. Il che significa: o lo si scopre e lo si incrimina per il reato di rapina, o fila tutto liscio. «La seconda condotta criminosa», spiega Bellavia, «è prevista da quasi tutti gli ordinamenti europei, in Germania, Francia, Spagna e perfino in Svizzera». Sanzionare la condotta consequenziale, inoltre, dovrebbe facilitare il lavoro della magistratura nella confisca di immobili e altri beni-veicolo per ripulire il denaro reimmettendolo nell’economia legale. È sotto questo profilo che gli ordini professionali dovrebbero avere maggiori poteri di prevenzione: «mancano gli strumenti adeguati affinché gli ordini possano controllare per davvero i propri iscritti», è l’amara conclusione di Bellavia, che denuncia: «come commercialisti, per ora possiamo fare solo un’opera di formazione e sensibilizzazione».