“Mio caro mago, insegnami”. 11 milioni chiedono a 155mila “sapienti” e pagano 6 miliardi

In Italia maghi e astrologi sono 155 mila. Un esercito che copre e presidia ogni città, paesino e perfino quartiere e che fattura circa 6 miliardi di euro all’anno. I dati sono forniti dall’Osservatorio antiplagio, che da 16 anni monitora l’attività “divinatoria” in Italia.

Secondo la ricerca condotta dall’Osservatorio, c’è una predominanza di maghi “settentrionali”: il 41% si trovano al Nord, il 28% al Centro, il 18% al Sud e il 13% sulle isole. A loro si rivolgono ogni anno 11 milioni di italiani, soprattutto donne.

Stando a questi numeri, mediamente ogni paese o ogni quartiere di una metropoli dovrebbe avere il “suo” mago.

E a fare il mago non si guadagna mica male: come spiega Alfio Caudullo, in arte Mago Antheus, una decina d’anni fa a Macerata i clienti erano disposti a spendere 100 mila lire a consulto. Oggi invece la sua tariffa si aggira sui 50 euro a prestazione.

Adesso si sono moltiplicati anche i servizi di astrologia telefonici: per una chiromante bolognese la tariffa è di 30 euro per 15 minuti, 50 euro per mezzora, 100 euro per 70 minuti.

E, siccome anche i clienti hanno diritto ad un premio, è stata inventata anche la “Divina Gold”: si tratta di un software che guida l’utente nell’interpretazione delle carte dei tarocchi. La carta ha la sua offerta: se la si acquista entro il 10 gennaio, costa 89 euro anziché 149.

Per quanto riguarda l’identikit dei clienti, l’Osservatorio riferisce che il 44% ha un diploma di scuola media inferiore, il 37% ha la licenza elementare, il 13% il diploma di scuola superiore, e il 6% la laurea. Numeri che confermano l’ovvia considerazione che al mago si rivolge chi è meno scolarizzato.

Chi va dai maghi lo fa soprattutto per avere notizie sulla propria situazione sentimentale (46% dei casi). Seguono la richiesta di previsioni sulla salute (25%), la ricerca di protezione dal “malocchio” (22%) e infine profezie sul lavoro (7%).

Come fa notare Giovanni Panunzio, che dirige l’Osservatorio antiplagio, sono ancora poche le persone che si rivolgono all’associazione per denunciare le truffe ricevute: «Riceviamo circa 3 segnalazioni al giorno, dunque circa 1000 all’anno. Solo 4 cittadini su 100 sporgono querela quando scoprono di essere truffati». Ma le truffe alla Vanna Marchi in realtà sono relativamente poche: i “maghi” rispondono ad un genuino e diffuso bisogno: caduta e dispersa la fiducia nella scienza, cancellata la nozione di storia, i cittadini della società contemporanea chiedono ai maghi una “scorciatoia” per un surrogato di conoscenza e sapere da acquisire senza fatica. I maghi cui ci si rivolge svolgono la funzione di maestri ed esperti: è questa la grande truffa che infliggiamo a noi stessi.

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Alberto Francavilla