ROMA – La Cassazione ha confermato la condanna a sette anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa nei confronti di Marcello Dell’Utri.
“Siamo delusi da questa decisione della Cassazione perché a nostro avviso c’erano tutti gli spazi per un annullamento della condanna: vedremo ora quali iniziative intraprendere. Ricorreremo alla Corte Europea di Strasburgo per verificare se questo procedimento ha camminato nei giusti binari”.
Questo il commento di Giuseppe Di Peri, l’avvocato che ha difeso Marcello Dell’Utri in Cassazione insieme a Massimo Krogh.
Nella sua requisitoria il procuratore generale della Cassazione aveva chiesto la condanna a 7 anni per l’ex senatore. Il pg Aurelio Galasso ha detto che i contatti tra Cosa nostra e Marcello Dell’Utri (ora agli arresti in Libano) “non si sono mai interrotti e si sono protratti senza soluzione di continuità” dal 1974, anno del“patto di protezione” siglato con la mafia palermitana per tutelare Silvio Berlusconi, fino al 1992.
Il procuratore ha sottolineato che la Corte d’Appello di Palermo ha dato “adeguatamente” conto del protrarsi di questi rapporti e dei pagamenti per la mafia tramite Dell’Utri.
“I contatti di Marcello Dell’Utri con la mafia palermitana erano tali che le sue lamentele per le eccessive pressioni degli ‘esattori’ Pullarà, da lui rivolte alle sue conoscenze in Cosa Nostra, arrivano fino alle orecchie di Totò Riina: a tal punto arrivava il suo accreditamento all’interno del sodalizio. Dell’Utri ottiene che Riina estrometta i Pullarà dall’incarico”.