
Il luogo in cui รจ morto Marco Kaziu (foto Ansa)

ROMA – Marco Kaziu, 20 anni di vita finiti dall’impatto con un treno regionale nella stazione di Castelfiorentino. Il ragazzo ha le cuffiette alle orecchie, รจ distratto e soprattutto รจ fortemente imprudente: attraversa le sbarre, si avvicina ai binari. Il convoglio in arrivo lo sbalza via, morirร dopo 12 ore di agonia. La sua triste storia finisce qui.
Ma attorno alla sua morte arriva da Castelfiorentino altra e urticante storia. Francesco Nigi รจ casualmente in quella stazione, รจ un fotografo, in questo caso semplicemente uno che assiste. Assiste alla tragedia di Marco, ne รจ ovviamente colpito. Ma poi, subito dopo vede ragazzi, giovani come Marco che di fatto ridono della sua morte e si scambiano tra loro un per loro divertente: “Che cretino”.
Della morte di un uomo quei giovani hanno colto l’aspetto secondo loro comico e grottesco. Con tutta probabilitร nella loro mente e anima non c’รจ differenza tra un video gioco e la realtร in carne e ossa di un essere umano. Che cretino, che cretino e giรน a ridere e soffocare risate. Che cretino a non togliersi le cuffie, a non sentire il treno che arriva, a non fermarsi alle sbarre…C’รจ una disumanitร conclamata e genuina in quel “che cretino”. Genuina perchรฉ per cosรฌ dire naturale: quei giovani che ridono del cretino sotto il treno non si sentono fuori posto nella dinamica delle relazioni umane e, qui e oggi, non lo sono.
Non li vede quei giovani solo Francesco Nigi. Anche altri che erano lรฌ riporteranno la scena della risate soffocate. Soffocate ma neanche tanto. La scena del sorridere di una morte come si sorride di una persona che scivola e va a gambe levate. Francesco mette la sua esperienza su facebook, la racconta. E la storia arriva anche al sindaco di Castelfiorentino, Alessio Falorni, che cosรฌ la commenta: “Ma davvero? Che schifo”.