BRESCIA – Tutti i dipendenti della fonderia Bozzoli di Marcheno, nel Bresciano, sono stati licenziati. E’ l’epilogo di un lungo lavoro del liquidatore nominato dal tribunale di Brescia con l’obiettivo di provare a fare ripartire l’azienda dove l’8 ottobre di un anno svanì nel nulla il proprietario, l’imprenditore Mario Bozzoli.
La decisione del liquidatore è arrivata dopo due tentativi andati a vuoto: quello di trovare l’intesa tra soci, ovvero tra la moglie di Mario Bozzoli e il fratello dello scomparso, e quello di individuare un nuovo investitore capace di rilevare l’azienda. Fallite entrambe le strade sono scattati i licenziamenti dei 15 dipendenti. Ancora ferma invece l’inchiesta sulla scomparsa dell’imprenditore. Restano indagati a piede libero per omicidio colposo e occultamento di cadavere i due nipoti dello scomparso, Alex e Giacomo Bozzoli, e i due operai della fonderia Oscar Maggi e il senegalese Abu.
La svolta nel giallo dell’imprenditore bresciano Mario Bozzoli, scomparso la sera dell’8 ottobre dalla sua fonderia di Marcheno, è arrivata il 18 dicembre scorso quando i carabinieri di Brescia hanno suonato alla porta di Giacomo e Alex Bozzoli, nipoti dell’imprenditore, e degli operai Oscar Maggi e Aboagye Akwasi, detto Abu. I quattro sono indagati a piede libero con l’accusa di concorso in omicidio volontario e distruzione di cadavere. Cambia dunque il titolo di reato in un fascicolo aperto inizialmente dalla Procura bresciana per sequestro di persona. I quattro indagati sono le persone presenti in fonderia la sera della scomparsa di Bozzoli.
Nel maggio scorso sono state inoltre trovate tracce di Dna di Bozzoli dentro uno dei forni.