MILANO – Le carte “segrete” di Mario Cal svelano i misteri del San Raffaele. La Fondazione è sotto indagine per bancarotta, dopo che i pm ne hanno chiesto il fallimento. In un inchiesta su Repubblica il giornalista Walter Gabbiati sostiene che Mario Cal, morto suicida nella sua abitazione a Milano, abbia lasciato le carte che svelano i segreti della Fondazione San Raffaele nella villetta di Bernareggio, sperduta in Brianza.
L’articolo di Repubblica afferma: “Quando gli inquirenti hanno aperto la porta di quella seconda dimora hanno trovato un archivio di documenti cartacei sufficienti per scrivere la storia parallela del San Raffaele. La clinica, la sua eccellenza, la ricerca scientifica sono il lato in chiaro della vicenda, la parte oscura invece parla di consulenze e fatture inspiegabili, di aerei e di joint venture che obbedivano ad altre regole rispetto a quanto ci si aspetterebbe da una struttura sanitaria modello”.
“È come se Cal avesse raccolto e selezionato le operazioni sospette, archiviate in attesa che qualcuno venisse a prenderle. – sostiene Repubblica – Tutto rigorosamente cartaceo, perché il computer, il ragioniere, non lo sapeva usare. A inviare le e-mail ci pensava la segretaria. Gli ordini invece arrivavano sempre dall´alto, da Don Verzè, lui cercava solo di renderli finanziariamente possibili. E c´è riuscito fin quando il sistema bancario, con in testa Giovanni Bazoli di Intesa Sanpaolo, hanno detto basta per i troppi debiti accumulati. Nei fascicoli, Cal ha messo in ordine almeno quattro operazioni che gli inquirenti hanno cercato di approfondire”.
Dalle carte ritrovate emergerebbe la gestione dell’aeroplano Challanger CL 604, acquistato nel 2007 e costato alla Fondazione ben 13 milioni di euro. Ma i soldi, spiega Repubblica, “arrivano attraverso una società finanziaria, la Sg Equipment Finance Schweiz, da una società del gruppo francese Société Générale e in particolare dalla filiale di Zurigo con la quale la Airviaggi, la partecipata del San Raffaele che controlla la Assion, apre un leasing. Chi si occupa di tutto è Piero Daccò, intermediario che ruota da tempo intorno a Comunione e Liberazione, un movimento che in Lombardia catalizza una quantità incredibile di voti e posti di potere, grazie anche all´appoggio che da sempre fornisce al presidente della Regione, Roberto Formigoni. ”
Ma questo è solo il primo fascicolo. Nel secondo fascicolo si parla invece della consulenza da mezzo milione di euro affidata sempre a Daccò attraverso la società austriaca Harmann Holding, che avrebbe gestito i contenziosi legali esteri del San Raffaele. C’è poi la Edilraf, società di costruzioni che tra il 2001 ed il 2008, che con la Diodoro costruzioni ha realizzato la residenza alberghiera del San Raffaele. La Repubblica spiega poi che “l’ultimo capitolo su cui Cal ha puntato il dito è l´altra grande diversificazione di don Verzè, quella nell´energia”. Don Verzè scelse come socio Giuseppe Grossi, definito “il re delle bonifiche milanesi, vicino a Cl, ex consigliere della Fondazione San Raffaele”.
Don Verzè e Grossi, ora condannato a 3 anni e mezzo per associazione a delinquere, frode fiscale e appropriazione indebita, anno fondato la Blu Energy. La società è ora in vendita, ma in appena 3 anni di vita ha accumulato ben 116 milioni di debiti, di cui 79,8 milioni di euro ricevuti dalle banche per costruire un impianto di energia elettrica per il San Raffaele. Impianto che invece di far risparmiare, “ha fatto solo lievitare i costi di approvvigionamento da 11 a 41 milioni” per l’ospedale.