MILANO – “Massimo era sorvegliato già due mesi prima che fosse arrestato. Di notte e di giorno. Attorno a casa, nei campi sul retro della palazzina o all’imbocco della strada che dalla Provinciale porta nel nostro cortile c’erano spesso due persone che chiacchieravano o fumavano. Eravamo preoccupati, ne abbiamo parlato, ci siamo chiesti chi potessero essere, cosa facessero, cosa volessero. Abbiamo pensato a dei ladri. Mai avremmo immaginato quello che è successo due mesi dopo. Chissà perché dal 16 giugno 2014, il giorno dell’arresto di mio marito, quei due sono spariti. Più visti”.
E’ il sospetto che Marita Comi, la moglie di Massimo Giuseppe Bossetti, l’uomo accusato per la morte di Yara Gambirasio, ha esternato in un’intervista al settimanale Oggi, in edicola da domani, 24 giugno.
Le parole di Marita Comi contrastano con gli atti dell’inchiesta, secondo la quale la certezza che la mamma di Ignoto 1 fosse Ester Arzuffi, madre di Bossetti, è stata raggiunta solo il 14 di giugno, 48 ore prima dell’arresto.
“Mio marito è innocente ma io ho ugualmente tanta paura” racconta la donna che riguardo alle numerose lettere anonime giunte proprio a Oggi (una delle quali parla Yara uccisa da un muratore polacco alla presenza di Bossetti), spiega: “Se Massimo avesse solo assistito a quello che si racconta in questi fogli prima o poi me l’avrebbe confidato. Non è capace di tenere un segreto così pesante. Non avrebbe dormito di notte. Massi non è un duro. È un sentimentale tenero”.