ROMA – Il marito dà una mano alla moglie che gestisce una chat erotica? Per la legge è libero di farlo. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso di un marito di Sondrio accusato di favoreggiamento della prostituzione di suo moglie per averla aiutata a contattare e inviare via web immagini erotiche a clienti.
A quel marito la Procura di Sondrio contestava di aver attivato numerosissime utenze telefoniche sulle quali confluivano i proventi dell’invio di foto hard ad alcuni clienti. Proprio il marito in questione, secondo l’accusa, aveva spinto i clienti a chattare con la moglie e a richiedere le foto.
A quel punto la Procura aveva sequestrato all’uomo alcuni conti correnti e vari telefonini. Ma lui è ricorso in Cassazione, facendo presente ai giudici che lui e la moglie ”sono in regime di comunione dei beni e sono cointestatari dei conti su cui confluivano i ricavi di una attività che la donna svolgeva in assoluta libertà, non essendo emersa alcuna prova di coartazione”.
In effetti i giudici di Cassazione non hanno scoperto alcuna forma di coazione o di induzione da parte dell’uomo verso la moglie, bensì il contrario: “entrambi cercavano i contatti sulle chat line“, in cui ognuno di loro era presente con un proprio nickname.
Per la Cassazione, quindi, si è trattato solo di “collaborazione”, non di un’attività illecita.