Il video che ritrae Piero Marrazzo con il trans Natali nell’appartamento di via Gradoli era stato visionato da due giornaliste di Libero alla presenza dei carabinieri. Il particolare emerge dai verbali depositati dai pm ed è rivelato su Repubblica da Marino Bisso e Elsa Vinci.
Secondo le deposizioni, almeno tre dei quattro militari coinvolti nell’inchiesta avrebbero utilizzato Gianguarino Cafasso, ritenuto il pusher dei trans, per cercare di vendere il filmato al quotidiano, all’epoca diretto da Vittorio Feltri.
Infatti, Cafasso si sarebbe incontrato con due reporter di Libero, Fabiana Ferri e Brunella Bolloli, in un bed & breakfast sulla Cassia per far vedere loro il video. Secondo quanto ricorda il portiere dello stabile, prima di loro sarebbero però arrivati tre carabinieri: Nicola Testini, Carlo Tagliente e Luciano Simeoni.
Un’ipotesi confermata da due elementi: il portiere è sicuro di aver riconosciuto i carabinieri perché dopo quell’episodio sarebbero tornati diverse volte nello stesso appartamento, sia per incontri “di lavoro” sia per appuntamenti amorosi con ragazze. Il secondo elemento a favore di questa tesi è arrivato dalla testimonianza di Fabiana Ferri: la giornalista ha detto di aver notato che Cafasso, durante l’incontro, guardava con ostinazione verso una porta, “come se ci fosse qualcuno nell’altra stanza”.
Questo episodio sarebbe avvenuto l’11 luglio. Solo nella seconda metà del mese sarebbe poi entrato in gioco il quarto carabiniere, Antonio Tamburrino, che fu contattato per arrivare a Max Scarfone, il fotografo che tentò successivamente di piazzare il video all’agenzia Photo Masi.