MILANO – La madre e la sorella di Massimo Bossetti, condannato in primo grado all’ergastolo per l’omicidio di Yara Gambirasio, hanno avviato un’indagine alternativa sul delitto affidandosi a due nuovi consulenti. Lo riferisce il settimanale Oggi che nel numero in edicola da domani pubblica l’intervista a uno dei professionisti incaricati di trovare elementi per far riaprire la fase dibattimentale presso la Corte d’Assise d’Appello di Brescia: “Su un punto siamo in disaccordo con i difensori: riteniamo che il Dna di Ignoto 1 trovato sugli slip e i leggins della vittima sia probabilmente di Bossetti ma abbiamo trovato riscontri molto forti su una possibile contaminazione”.
C’è dunque una pista alternativa? “Dimostreremo che Massimo è innocente perché altri avevano più opportunità, più moventi e più ragioni per commettere un delitto così atroce – ha spiegato l’esperto -. Abbiamo già molti riscontri che ci dimostrano la validità della nostra pista. Confidiamo nel fatto che al momento opportuno il procuratore capo di Bergamo non si tirerà indietro per verificare il nostro lavoro e consegnare alla giustizia il vero colpevole”.
Ancor prima di finire a processo per l’omicidio di Yara Gambirasio, Massimo Giuseppe Bossetti era noto per essere un bugiardo seriale. Lo avevano soprannominato “Il Favola” per il numero elevato di balle che raccontava a tutti e in ogni contesto. Mentiva a lavoro, inventando ad esempio di avere un tumore al cervello per giustificare l’assenza in cantiere. Mentiva alla moglie, negando di farsi le lampade. Mentiva ai colleghi, raccontando di aver tentato il suicidio per i presunti tradimenti della moglie. E pure da dietro le sbarre ha inventato menzogne clamorose, come quella del sequestro di 587mila euro all’estero.
Un carpentiere bugiardo, sposato e padre di tre figli ancora minorenni. Ma senza precedenti penali. Salvo poi scovare sul suo computer centinaia di ricerche su internet che secondo la Corte sarebbero attinenti al delitto. Le ricerche riguardavano principalmente il sess0 con tredicenni “senza pelo” e che “danzano in palestra”. E Yara aveva guarda caso 13 anni: era una promessa della ginnastica ed è sparita la sera del 26 novembre del 2010 all’uscita dalla palestra
E’ questa l’architrave delle motivazioni della sentenza che il primo luglio scorso ha condannato Bossetti all’ergastolo.