BERGAMO – “Voglio le telecamere, voglio lottare perché non ho nulla da nascondere”. Massimo Giuseppe Bossetti, il muratore accusato dell’omicidio di Yara Gambirasio ha chiesto che il suo processo si svolga “solo ed esclusivamente a porte aperte così che chiunque possa prendere atto di tutte le dichiarazioni fatte da me e dall’accusa, perché non ho niente da temere o da nascondere. Questo è il mio grandissimo, solo e unico desiderio”. La prima udienza è fissata per venerdì 3 luglio.
Bossetti lo ha scritto in una lettera indirizzata al consulente Ezio Denti e mostrata venerdì sera nel corso della trasmissione Segreti e delitti, andata in onda venerdì sera su Canale 5.
Al processo, cui prenderanno parte anche giornalisti dall’estero, non sono ammessi né smartphone né tablet. La presenza delle telecamere in aula spetta alla Corte d’Assise. La pm è contraria per evitare che in tv finiscano dettagli e retroscena forti sull’omicidio. Nemmeno la famiglia di Yara gradisce telecamere e obiettivi puntati addosso. Mentre la difesa ha chiesto un dibattimento che sia il più pubblico possibile.
In ogni caso, il processo sarà blindato con carabinieri e polizia a presidiare le udienze e i corridoi. Prima di entrare in aula si dovrà superare un doppio controllo. Pena il sequestro di iPhone e tablet che saranno rigorosamente depositati, imbustati e sigillati.