
BERGAMO – “Se mi inchiodano non mi fanno più uscire da qui. Se mi condannano basta, io non so, la faccio finita“. E’ un passaggio della conversazione tra Massimo Giuseppe Bossetti, in carcere a Bergamo con l’accusa di aver ucciso la 13enne Yara Gambirasio, e il fratello minore. Un colloquio intercettato il 23 dicembre scorso e riportato nei 59 faldoni della recente chiusura dell’indagine sull’uomo sospettato di aver ucciso con crudeltĆ la giovane ginnasta di Brembate di Sopra, scomparsa il 26 novembre 2010.
Un dialogo in cui il 44enne muratore, dietro le sbarre dal 16 giugno scorso dopo che la sua traccia biologica ĆØ stata trovata sul corpo della vittima, si interroga: “Voglio sapere se quel Dna ĆØ mio, per…come cavolo ci sia finito li, come cavolo si sia trasportato li”…ma anche sulla strategia difensiva “sono innocente, innocente e lo dirò fino alla fine, (…) lo so che rischio grosso, rischio l’ergastolo” e minaccia: “Se mi arriverĆ , se mi daranno la condanna io la faccio finita giuro, perchĆ© non ĆØ giusto che un innocente deve finire in carcere”.
Il 44enne racconta in modo concitato i momenti dell’arresto quando le forze dell’ordine sono arrivate nel cantiere di Seriate e gli hanno stretto le manette ai polsi.Ā “Non ci parli neanche, ĆØ un po’ che le stiamo dietro, sono tre anni e mezzo che le stiamo dietro (…) stia zitto, stia zitto e abbassi la testa …“, le parole che avrebbero detto portandolo in macchina. “Siamo riusciti eh! dopo tre anni e mezzo siamo riusciti a incastrarti eh! che cazzo gli hai fatto vedere a quella povera ragazza!” e la replica “… ma di che cosa state parlando … mi spiegate qual ĆØ il motivo …” del presunto assassino. “Bossetti ĆØ inutile che neghi (…) ĆØ riuscito ad andare avanti con la sua routine quotidiana a non far vedere niente a nessuno, ma da lei qui ĆØ bloccato, ĆØ finito…”, racconta.



















