BERGAMO – La chiesa blindata, come tutto il paese. Massimo Giuseppe Bossetti arriva circondato dai poliziotti (ovviamente) e viene fatto entrare in chiesa da una porta laterale, lontana dalle telecamere e lontana dalla folla di conoscenti e semplici curiosi. Prende posto nelle prime file. E’ seduto vicino a sua madre Ester Arzuffi. Dall’altra parte, vicino a lui, c’è un poliziotto che deve controllare i suoi movimenti.
A Terno d’Isola (Bergamo) oggi 29 dicembre è un giorno decisamente particolare. E’ il giorno dell’ultimo saluto a Giovanni Bossetti, padre (non biologico, ha svelato l’inchiesta sulla morte di Yara Gambirasio) di Bossetti. Il muratore di Mapello, in cella da oltre un anno e sotto processo con l’accusa di aver ucciso la tredicenne Yara ha ottenuto il permesso di lasciare il carcere per presenziare ai funerali del padre, 73 anni, morto dopo una lunga malattia.
E durante le esequie, che si sono tenute in forma strettamente privata, Bossetti ha pianto in più di una occasione. Ha scelto di parlare Bossetti. E’ salito sul pulpito per leggere un suo breve messaggio di saluto a l’uomo che per tutta la vita è stato comunque suo padre. “Papà, questa tua perdita ha lasciato in tutti noi un vuoto incolmabile, un dolore nel dolore. Si può avere tutto nella vita. Si possono avere una moglie, dei figli, sorelle, fratelli. Ma quando vengono a mancare i genitori, non si è più nessuno”.
Dopo i funerali, per Bossetti, solo il tempo di un abbraccio alla mamma. Poi la strada a ritroso verso il carcere. Quella cella che sarà il posto dove aspetterà il verdetto visto che, soltanto qualche giorno fa i giudici hanno respinto l’ennesima richiesta di libertà vigilata dei suoi avvocati. Per i giudici, nel dubbio, Bossetti è ancora capace di uccidere.