“Alla Stampa – ricorda Francesco Bei sul quotidiano piemontese – era arrivato come vicedirettore quattro anni fa, chiamato da Maurizio Molinari, e tra noi c’era stata sempre complicità, anche perché entrambi eravamo “quelli di Repubblica”. Nel giornale allora diretto da Ezio Mauro, Vincenzi era stato una colonna. Come si dice nel gergo delle redazioni, un vero “culo di pietra”, il caporedattore centrale che è il primo ad arrivare la mattina e l’ultimo a uscire. Quando ancora era la norma tornare a casa a mezzanotte”.